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ZAM Solar System-Campagna di crowdfunding per il solare!

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https://www.produzionidalbasso.com/project/zam-solar-system/

Il Progetto

CHI SIAMO E COSA FACCIAMO

Sono passati più di 8 anni da quando il Collettivo Zam nasceva dalla volontà di ragazzi e ragazze di aprire nuovi spazi di libertà all’interno di una città che non offriva opportunità a chi aveva il cuore pieno di sogni.

Nonostante i due sgomberi subiti, l’attività del collettivo è proseguita e ha trovato, nell’ottobre del 2014, una nuova casa in uno spazio da anni abbandonato e lasciato al degrado nella periferia di Milano Sud . In Stadera-Chiesa Rossa, Zam ha trovato nuova linfa, crescendo in simbiosi con un quartiere che aveva tanto da dire e da dare ma poche occasioni per farlo. Così, all’interno delle sue mura hanno trovato spazio tantissime attività diverse: nelle palestre si avvicendano arrampicata, boxe, capoeira, yoga, danza, i laboratori rendono possibili attività di produzione e registrazione musicale, serigrafia, teatro, scrittura creativa, c’è un’officina e c’è una cucina, un’aula studio e una nascente radio, si presentano libri, film e concerti e si sviluppano stimolanti discussioni durante le assemblee politiche . Quello spazio abbandonato e in pessime condizioni diventa così un punto di riferimento per il quartiere, uno spazio di socialità, aggregazione, mutualismo e alternativa .

PERCHÉ QUESTO PROGETTO

Viviamo da anni in quella che è ormai dichiaratamente una crisi ambientale senza precedenti e con sempre più ridotte possibilità di uscirne: il cambiamento climatico produce effetti devastanti sugli ecosistemi più fragili e i disastri naturali sconvolgono territori ad ogni latitudine, destando la preoccupazione di esperti ed intere comunità. Il sistema produttivo che caratterizza “il progresso e la civiltà” è inquinato e inquinante, irrispettoso dell’ecosistema che lo ospita e utilizza le risorse in modo assolutamente non sostenibile. Le istituzioni locali e internazionali tardano a prendere una posizione netta e le poche misure “eco-friendly” sono spesso un tentativo di dissimulare il problema, spostando altrove le fonti di inquinamento.

Da tempo abbiamo iniziato a riflettere su quanto sia importante partire dalla propria comunità, e di quanto essa non riguardi soltanto gli uomini e le donne che la compongono, ma al contrario comprenda l’intero ecosistema che definisce il suo territorio. Da tempo abbiamo definito l’ autogestione come nostro strumento e orizzonte nel creare un’alternativa a questo sistema iniquo.

Abbiamo perciò deciso di chiedere il contributo di tutte e tutti per quello che riteniamo un tassello fondamentale per la vita di Zam: permettere l’esistenza delle attività che lo compongono fornendo elettricità rinnovabile e sostenibile .

COSA VOGLIAMO FARE

Vogliamo creare un impianto fotovoltaico che ci permetta il regolare svolgimento delle attività utilizzando energia pulita e a km 0. Abbiamo già il nostro “campo fotovoltaico”, ovvero i pannelli solari, ma ora mancano regolatori di carica, inverter, accumulatori di carica (le batterie) e tutto il materiale elettrico necessario a portare l’energia del sole a tutto l’edificio . Abbiamo stimato che:
raggiungendo la quota di 2000€ saremmo in grado di garantire un apporto energetico base solo ad alcune attività, raggiungendo la quota di 5000€ un apporto base a tutte le attività e i laboratori di Zam,
mentre se riuscissimo a raccogliere 9000€ sarebbe possibile creare una base energetica stabile e sostanziosa in tutte le stanze.
Saremmo il terzo centro sociale in Italia ad investire su un impianto di questo genere.

Pannelli solari contro litri di petrolio, energia costante e sicura nel rispetto dell’ambiente. Il tuo contributo è indispensabile: sostieni questo progetto e diffondi pratiche sostenibili!

https://www.facebook.com/collettivo.zam/

Home

 

 

Cronache da Deisha – 1

campo profughi di Deisha, Betlemme, Cisgiordania, Palestina
6 marzo- 20 marzo
totale incursione nel campo da parte dei soldati israeliani: 3
totale di persone arrestate:3
totale di prigionieri rilasciati: 2
totale delle persone uccise:4

Questa è Deisha, uno dei tanti esempi di quello che accade in Palestina.
Il campo profughi è stato creato dopo il 1948, anno della Nakba (“catastrofe”), per “ospitare”, in teoria provvisoriamente, tutte le persone cacciate dalle proprie terre e dalle proprie case che ad oggi vanno a comporre lo stato di Israele. Dal 1948 gli abitanti di questo campo si sono arrangiati rendendolo un vero e proprio quartiere, costruendo casa su casa, vivendo tutti insieme, 17,000 persone in 1,5 km quadrati.
E’ consuetudine che i soldati israeliani entrino, la notte, nel campo per arrestare palestinesi, solitamente giovani e maschi. L’ accusa quasi sempre la stessa: essere considerati elementi pericolosi per la sicurezza di Israele. La maggior parte delle volte non esistono prove a sostegno di questi atti, è sufficiente essere parte attiva della comunità, poiché per la legge israeliana è applicabile la DETENZIONE AMMINISTRATIVA: per motivi di sicurezza, senza prove e senza processo, si viene arrestati e chiusi in prigione per un minimo di sei mesi.
Gli obiettivi sono spesso giovani ragazzi per un motivo tanto semplice quanto disarmante: spezzare la speranza e la voglia di resistenza fin dal principio. Si tratta di una strategia psicologica, per indurre più persone possibile ad accettare passivamente l’occupazione, o ancora meglio, per convincerle a scappare alla ricerca di un luogo migliore dove costruire il proprio futuro.
Il motto del sionismo recita ” una terra senza persone per persone senza terra”. Peccato che i palestinesi qui ci vivano, è Israele che attua più politiche possibili per conquistare definitivamente tutta la Palestina.
Ad esempio, da martedì 19 marzo a sabato 23 viene imposto un blocco totale della West Bank. Vale a dire che a tutti i palestinesi con permesso di lavoro in Israele è vietata l’uscita, non possono recarsi a lavoro, e il numero dei check point disseminati in Cisgiordania viene aumentato, quindi maggiori controlli. Questo sempre per motivi di sicurezza: la scorsa settimana, un ragazzo palestinese di appena 19 anni, (nella zona nord della West Bank,nel distretto di Salfit) ha assaltato un soldato israeliano, armato solo di coltello, disarmandolo e uccidendolo, e sparando in seguito anche ad un colono. Dopo giorni di pedinamenti e ricerche il ragazzo è stato trovato e ucciso, insieme a lui altri due adolescenti.
Per ragioni di sicurezza diventa legale sparare ad una macchina palestinese all’ ingresso sud di Betlemme, proprio poco prima di Deisha, e mentre un giovane accorre per prestare soccorso alle persone dentro la macchina attaccata, sparare anche a lui, uccidendolo, e mandandone in ospedale altri due in condizioni critiche.

Nonostante tutto questo i palestinesi continuano ad essere un popolo con
un fortissimo senso della comunità, e quando i media internazionali li
descrivono come “terroristi suicidi” non potrebbero riportare una realtà
più falsa.
Al contrario i palestinesi hanno sete di vita, mettono in conto di dover
pagare un prezzo alto per condurre esistenze degne; per questo con tutti
gli strumenti possibili e in modo sempre estremamente spontaneo cercano
di resistere all’ occupazione israeliana.
Prima di tutto attraverso la famiglia, gli amici e quindi con tutto il
resto della comunità.
Giovedi 21 marzo Deisha intera si è bloccata dichiarando uno sciopero
sia per onorare il martire ucciso la sera precedente, che come segno di
protesta.
Il funerale è stato celebrato di fronte all’ospedale ed oltre alla
famiglia del ragazzo era presente l’intera comunità del suo villaggio
cosi come tantissime persone di Deisha.
Un’altro segno evidente della grande coesione della comunità palestinese
sono i cortei spontanei in onore dei prigionieri rilasciati.
Vengono organizzati dei veri e propri caroselli di macchine in giro per
la città, partecipati anche da persone che magari non conoscono
direttamente il protagonista. Vengono sventolate bandiere, musica
popolare lanciata a tutto volume dagli stereo, e bambini sorridenti che
si sporgono dai finestrini, donne che dalle finestre, al passaggio
dell’eroe appena liberato, lanciano dolci e caramelle.

La resistenza passa attraverso la creazione di rete fra le varie
organizzazioni e associazioni palestinesi: venerdì 22 marzo si è svolta
una “maratona” che ha coinvolto tutta Betlemme, nelle diverse stazioni
sparse in giro per la città era possibile praticare le discipline più
diverse,dallo skate all’ arrampicata, fino all’arte figurativa della
pittura.

Perché più importante di rispondere alla violenza dell’occupazione con
la forza della Resistenza, in Palestina si insegna ai bambini la forza
dell’azione collettiva.

Questa è Deisha. Questa è la Palestina occupata.

venerdì di rabbia a Betlemme

FILM: L’INCUBO DI DARWIN

Domenica prossima proietteremo il documentario di Hubert Sauper sul disastro ecologico del lago Vittoria, dove è stata introdotta la specie alloctona pesce persico.I danni di qesto sconvolgimento ecosistemico non si limitano esclusivamente alla catena trofica locale, ma coinvolgono la popolazione della Tanzania…ed anche noi europei.Il documentario è una potente e cruda denuncia degli effetti incontrollabili della globalizzazione e dello stile di vita consumistico occidentale.Assolutamente necessario, uno di quei film da non perdere.
https://www.facebook.com/events/2244422608957093/

Presentazione della legge di depenalizzazione per i writer

Presentazione della legge di depenalizzazione per i writer.
27.3.2019
ore 18.30 aperitivo
ore 20 dibattito
con
Andrea cegna
ivan il poeta
frode
zam
 
Nella stagione degli strilli politici, della volontà di costruire nuovi carceri, del carcere come pena per reati minori si prova a rompere la via maestra con un’iniziativa cresciuta dal basso.
 

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Orti in vaso e rotazione quadriennale nel parchetto autogestito

Nel parchetto autogestito gli orti in vaso sono pronti per essere seminati con le colture primaverili ed estive. Nei nostri 8 cassoni abbiamo deciso di attingere dalla tradizione contadina ed utilizzare la tecnica della rotazione quadriennale delle colture, che riduce la necessità di fertilizzare il terreno, e dai principi dell’agricoltura sinergica attuando diverse consociazioni tra le varie piante. Qui sotto una semplice spiegazione di queste tecniche.