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Cronache da Deisha – 1

campo profughi di Deisha, Betlemme, Cisgiordania, Palestina
6 marzo- 20 marzo
totale incursione nel campo da parte dei soldati israeliani: 3
totale di persone arrestate:3
totale di prigionieri rilasciati: 2
totale delle persone uccise:4

Questa è Deisha, uno dei tanti esempi di quello che accade in Palestina.
Il campo profughi è stato creato dopo il 1948, anno della Nakba (“catastrofe”), per “ospitare”, in teoria provvisoriamente, tutte le persone cacciate dalle proprie terre e dalle proprie case che ad oggi vanno a comporre lo stato di Israele. Dal 1948 gli abitanti di questo campo si sono arrangiati rendendolo un vero e proprio quartiere, costruendo casa su casa, vivendo tutti insieme, 17,000 persone in 1,5 km quadrati.
E’ consuetudine che i soldati israeliani entrino, la notte, nel campo per arrestare palestinesi, solitamente giovani e maschi. L’ accusa quasi sempre la stessa: essere considerati elementi pericolosi per la sicurezza di Israele. La maggior parte delle volte non esistono prove a sostegno di questi atti, è sufficiente essere parte attiva della comunità, poiché per la legge israeliana è applicabile la DETENZIONE AMMINISTRATIVA: per motivi di sicurezza, senza prove e senza processo, si viene arrestati e chiusi in prigione per un minimo di sei mesi.
Gli obiettivi sono spesso giovani ragazzi per un motivo tanto semplice quanto disarmante: spezzare la speranza e la voglia di resistenza fin dal principio. Si tratta di una strategia psicologica, per indurre più persone possibile ad accettare passivamente l’occupazione, o ancora meglio, per convincerle a scappare alla ricerca di un luogo migliore dove costruire il proprio futuro.
Il motto del sionismo recita ” una terra senza persone per persone senza terra”. Peccato che i palestinesi qui ci vivano, è Israele che attua più politiche possibili per conquistare definitivamente tutta la Palestina.
Ad esempio, da martedì 19 marzo a sabato 23 viene imposto un blocco totale della West Bank. Vale a dire che a tutti i palestinesi con permesso di lavoro in Israele è vietata l’uscita, non possono recarsi a lavoro, e il numero dei check point disseminati in Cisgiordania viene aumentato, quindi maggiori controlli. Questo sempre per motivi di sicurezza: la scorsa settimana, un ragazzo palestinese di appena 19 anni, (nella zona nord della West Bank,nel distretto di Salfit) ha assaltato un soldato israeliano, armato solo di coltello, disarmandolo e uccidendolo, e sparando in seguito anche ad un colono. Dopo giorni di pedinamenti e ricerche il ragazzo è stato trovato e ucciso, insieme a lui altri due adolescenti.
Per ragioni di sicurezza diventa legale sparare ad una macchina palestinese all’ ingresso sud di Betlemme, proprio poco prima di Deisha, e mentre un giovane accorre per prestare soccorso alle persone dentro la macchina attaccata, sparare anche a lui, uccidendolo, e mandandone in ospedale altri due in condizioni critiche.

Nonostante tutto questo i palestinesi continuano ad essere un popolo con
un fortissimo senso della comunità, e quando i media internazionali li
descrivono come “terroristi suicidi” non potrebbero riportare una realtà
più falsa.
Al contrario i palestinesi hanno sete di vita, mettono in conto di dover
pagare un prezzo alto per condurre esistenze degne; per questo con tutti
gli strumenti possibili e in modo sempre estremamente spontaneo cercano
di resistere all’ occupazione israeliana.
Prima di tutto attraverso la famiglia, gli amici e quindi con tutto il
resto della comunità.
Giovedi 21 marzo Deisha intera si è bloccata dichiarando uno sciopero
sia per onorare il martire ucciso la sera precedente, che come segno di
protesta.
Il funerale è stato celebrato di fronte all’ospedale ed oltre alla
famiglia del ragazzo era presente l’intera comunità del suo villaggio
cosi come tantissime persone di Deisha.
Un’altro segno evidente della grande coesione della comunità palestinese
sono i cortei spontanei in onore dei prigionieri rilasciati.
Vengono organizzati dei veri e propri caroselli di macchine in giro per
la città, partecipati anche da persone che magari non conoscono
direttamente il protagonista. Vengono sventolate bandiere, musica
popolare lanciata a tutto volume dagli stereo, e bambini sorridenti che
si sporgono dai finestrini, donne che dalle finestre, al passaggio
dell’eroe appena liberato, lanciano dolci e caramelle.

La resistenza passa attraverso la creazione di rete fra le varie
organizzazioni e associazioni palestinesi: venerdì 22 marzo si è svolta
una “maratona” che ha coinvolto tutta Betlemme, nelle diverse stazioni
sparse in giro per la città era possibile praticare le discipline più
diverse,dallo skate all’ arrampicata, fino all’arte figurativa della
pittura.

Perché più importante di rispondere alla violenza dell’occupazione con
la forza della Resistenza, in Palestina si insegna ai bambini la forza
dell’azione collettiva.

Questa è Deisha. Questa è la Palestina occupata.

venerdì di rabbia a Betlemme

#freepalestine