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Sindemia, cura, comunità

Le società precapitaliste tendevano a promuovere la fiducia nelle virtù della cooperazione e dell’accudimento, dando così un senso etico alla vita associata; la società moderna promuove invece la fiducia nelle virtù della competizione e dell’egoismo, e così facendo priva il consesso umano di qualsiasi senso (se non, forse, quello di essere uno strumento di accumulazione e consumo insensati).
M. Bookchin


Questa riflessione nasce dalla volontà di condividere i ragionamenti, le prassi e le modalità che abbiamo sperimentato durante questa sindemia e porci nuove domande e obiettivi. Parliamo di sindemia consapevoli del fatto che la pandemia non è uguale per tuttə, ma cambia in base a classe sociale, genere, paese di provenienza e luogo di residenza. Abbiamo analizzato alcuni dei fattori ed eventi che hanno influenzato profondamente le nostre esistenze, consciə di averne tralasciati tanti altri. Ogni storia non è mai neutra e, ripercorrendo i passi che abbiamo compiuto in questo lungo periodo, siamo arrivatə alla consapevolezza che la “cura” e il “prendersi cura” deve essere al centro di ogni lotta che pretenda una reale giustizia sociale. 

CAPITALISMO E SOLITUDINE COMUNE
La sindemia da Covid 19 rappresenta una delle conseguenze più spietate del capitalismo neoliberista: milioni di morti in tutto il mondo causati direttamente dalla mercificazione e privatizzazione della sanità. La possibilità e l’impossibilità di accesso alle cure sanitarie, infatti, hanno acuito le discriminazioni già esistenti tra ricchə e poverə, all’interno di una cornice caratterizzata da crisi economiche cicliche con alti tassi di disoccupazione, catastrofi ambientali già in atto, guerre imperialiste e una continua violazione dei diritti umani.  

La “cura”, o meglio l’incuria, neoliberista ci ha trasformato da potenziali cittadinə con diritti (in teoria) universali a clientə che comprano sul mercato. Ci hanno convintə che la libertà di scelta tra merci e servizi, all’interno di una ideologia individualista, sia una reale condizione di libertà e di benessere.
Progressivamente è stato sostituito il Welfare con il Wellness.

Le privatizzazioni e la crisi dello stato sociale hanno portato all’accentuarsi della credenza che ai bisogni individuali si debba dare una risposta individuale, mai collettiva, alimentando uno degli assi centrali del capitalismo: l’individualizzazione dei corsi di vita, la convinzione che si possa ottenere tutto quello che desideri se lavori e ti impegni, in una costante rivalità e competizione con l’altrə. Se non ci riesci, la colpa sarà solo tua, mai del sistema. Questa biografia “del self made man” è una biografia a rischio che fa coincidere l’assunzione di autonomia da parte dei soggetti singoli a una condizione di solitudine comune, anche in momenti di forte fragilità. Questa è la conseguenza di una mancanza di solidi e solidali modelli collettivi ai quali fare riferimento per progettare e valutare il proprio percorso di vita e la costruzione di beni comuni. 

La verità è che il neoliberismo ci uccide ma ci lascia l’illusione che a morire siano solo i/le deboli, coloro che per pigrizia o incapacità sempre individuale, non hanno saputo sopravvivere.

SALUTE E SANITA’
Il 20 giugno 2020 abbiamo deciso di scendere in piazza, dopo mesi di lockdown e di distanziamento fisico e sociale, con la volontà di portare avanti un processo popolare che andasse ad evidenziare le responsabilità politiche della Regione Lombardia nella gestione dell’emergenza sanitaria e sociale. Responsabilità collegate a un’idea di sanità e di gestione delle risorse pubbliche basate sul modello neoliberista. Dopo mesi di paura e disorientamento che avevano portato a una ricerca esasperata del caprio espiatorio di turno (l’untorə, il/la runner, l’immigratə, chi porta fuori il cane), ci siamo presentatə sotto la sede della giunta di Attilio Fontana, insieme alle realtà di mutuo soccorso che sono intervenute fin dai primissimi giorni di chiusure, per esprimere la rabbia nei confronti del disastro lombardo, quella serie di eventi che nella prima ondata han portato la  regione Lombardia ad essere il territorio con più morti in tutto il mondo per densità di popolazione.

La determinazione a denunciare le scelte consapevoli e scellerate della Regione e i 25 anni di tagli alla sanità pubblica sono stati il motore principale di quella giornata, unito alla volontà di cacciare gli esponenti politici e pretendere un’altro tipo di sanità e di cura. L’evidente impreparazione e le scelte politichedi privatizzazione portate avanti da Formigoni, Maroni e Fontana ci hanno mostrato nella maniera più violenta che cosa significa dimezzare le risorse della sanità pubblica e ci hanno fatto provare sulla nostra pelle e quella dei nostri cari cosa comporta non avere una medicina territoriale radicata e di prossimità e una politica sanitaria volta alla prevenzione primaria -cioè ad ostacolare l’insorgenza delle malattie nella popolazione sana, combattendo le cause e i fattori predisponenti; un’attività sanitaria che non produce profitto, a differenza di interventi chiurgici, esami diagnostici e ospedalizzazione -. 

Il 20 giugno 2021, esattamente un anno dopo, abbiamo provato a raccogliere quello che avevamo faticosamente seminato durante l’anno, attraverso processi di costruzione di comunità della cura, di mutuo soccorso e di sinergia con i comitati e le varie vertenze nel mondo della sanità, con la consapevolezza che il momento era totalmente cambiato, rispetto all’anno prima. 
Dal disastro lombardo con le immagini indelebili dei carri militari che trasportavano le bare e i racconti strazianti dei parenti dei deceduti, siamo passati all’efficenza del piano vaccinale con una sostituzione strategica all’interno della giunta regionale di Giulio Gallera e l’entrata di Letizia Moratti, con la collaborazione immancabile di Bertolaso.
Questo secondo appuntamento, simbolicamente chiamato lo stesso giorno dell’anno prima, ci ha dato la triste conferma di quanto la “normalizzazione” di questa pandemia abbia compromesso la partecipazione in piazza e annebbiato la consapevolezza individuale e collettiva di cosa dobbiamo pretendere che cambi per uscirne realmente migliori. Le lotte e le varie vertenze sindacali che denunciano lo stato disastroso del nostro sistema sanitario vanno ormai avanti da più di 20 anni ma non riescono a trovare un movimento di massa che le supporti e una rete coesa che le fortifichi, probabilmente però questa è la storia di quasi tutto il Movimento.

ASSUEFAZIONE E RIMOZIONE
In un anno si è manifestata una sorta di rimozione di massa del trauma, assieme a un esasperato bisogno di un ritorno alla normalità.
La stessa normalità che ha portato a una crisi sanitaria, ecologica, economica e sociale mondiale. 
L’assuefazione alla morte, ai disastri, alle tragedie e la ridondante nozione di resilienza ci portano a sentirci lontani dalla sofferenza altrui. “[…] Quello che sembra venire meno, più o meno consapevolmente, è l’empatia, il sentimento che si accompagna al dolore della perdita, anche di chi non conosciamo, insomma la compassione nel suo senso più profondo, come partecipazione alla sofferenza dell’altro” scrive Lea Melandri, scrittrice e attivista femminista. 
Sembra davvero che la morte e la paura della morte ci abbiano inizialmente coltə impreparatə, perchè nella società capitalista e neoliberista la morte stessa è il più grande rimosso: non produce profitti, non è instagrammabile, ed il tempo necessario ai cari della persona scomparsa per elaborare il lutto è un tempo solitario, senza consumi. Cosa compri se tua madre muore? Quale piatto carino ordini e fotografi per non piangere da solə?

La morte è stata  relegata a qualcosa al di fuori della nostra storia, fuori dai margini della società. Qualcosa di lontano, inevitabile, ripetitivo, quasi noioso. Chi doveva morire è morto, chi è vivo deve continuare a vivere, produrre, consumare.  Il tempo del lutto ci è stato tolto.
Ma all’interno di questo processo di rimozione, che ruolo ha la memoria e la pratica politica di ricordare collettivamente, di continuare a denunciare quello che è successo? La memoria è un muscolo che come tale deve essere allenato e mai dato per scontato, proprio per evitare che situazioni tanto drammatiche si ripetano.

SINDEMIA E PRIVILEGIO
Sicuramente questa rimozione non riguarda solo le persone comuni e il loro bisogno di tornare alla routine quotidiana, ma è una rimozione politica con uno scopo preciso, quello di tutelare il sistema stesso che ha prodotto questa pandemia: il capitalismo. I salti di specie da animale a uomo (spillover), che hanno generato la pandemia di Covid-19, sono l’effetto di una sistema che sfrutta, inquina, devasta il nostro pianeta, e mercifica le altre specie viventi. Le deforestazioni, gli allevamenti intensivi, l’agrobusiness, il consumismo, i disastri ecologici che stanno colpendo i mari, la terra e l’aria sono il volto predatorio del capitaliamo. Sono il frutto di una visione antropocentrica e gerarchica, in cui l’uomo ricerca il dominio sulla natura, così come il dominio sull’altro essere umano.

I tentativi degli Stati nazionali di mitigare i danni climatici in atto, sono inefficaci e volutamente tardivi, visto i decenni di denunce da parte di scienziatə e attivistə che avevano già largamente predetto i cambiamenti climatici, l’aumento di epidemie, e l’estinzione di massa causata dall’attività dell’uomo. Tutto questo si aggiunge alla mancanza di servizi socio-sanitari accessibili a tuttə, la mancanza di prevenzione e istruzione scientifica (secondo la logica paternalista dello Stato) e la conseguente difficoltà ad accedere a cure necessarie e tempestive, per combattere un virus insidioso e spesso letale, non solo per persone con più patologie e molto anziane. 

Gino Strada, fondatore di Emergency, la cui morte ha lasciato una enorme perdita per tuttə noi, un anno fa diceva che: “La pandemia ha messo in evidenza l’estrema fragilità del nostro sistema sanitario. Siamo stati travolti, come la quasi totalità degli altri Paesi, da un’emergenza incontestabile. Molte delle nostre difficoltà si devono a questo, ma non possiamo ignorare che si tratta perlopiù di problemi strutturali, non emergenziali.

Più le origini del virus continueranno ad essere rimosse, così come le implicazioni politiche e le responsabilità della gestione della cosa pubblica e delle risorse collettive, più il rischio di nuove epidemie e pandemie aumenterà, e ci saranno nuove discriminazioni e altre ingiustizie.

La vaccinazione di massa tanto proclamata, è solo un miraggio: il G20 della Salute, svoltosi a Roma il 5 e il 6 settembre 2021, non mira a eliminare il brevetto sui vaccini, ma si è impegnato a donare il 5% delle dosi prodotte solo a quelle popolazioni diStati che soddisfano i requisiti Amc (Advanced Market Commitment). Ancora una volta, il perno delle scelte è la capacità di produrre profitto e il mantenimento dello status quo di privilegio coloniale: nel continente africano, i vaccinati sono l’1,96%. 
Non stupisce quindi notare che, data l’origine di questo disastro nel capitalismo, non possiamo trovarne la soluzione nel capitalismo stesso. Sulla salute non ci deve essere nessun profitto. La salute è un diritto, non un privilegio, non può essere una merce.

Sarebbe troppo lungo elencare tutte le conseguenze prodotte da questa sindemia, perchè sarebbe una narrazione parziale e inficiata dalla nostra storia  – che è sempre una questione di geografia -, ma ci teniamo a dare qualche macroscopica idea:

  • aumento femminicidi e violenze di genere durante le chiusure/diritto negato all’Ivg / difficoltà ad accedere alle cure ormonali per le persone in transizione;
  • aumento di depressione, malattia mentale ;
  • persone con disabilità abbandonate a causa della chiusura di vari servizi;
  • impossibilità di prenotare per tempo visite non riguardanti il covid, con un conseguente aggravarsi delle patologie;
  • nessuna tutela economica per tutto il lavoro sommerso, aumento della povertà con conseguente disagio sociale; sovraccarico del lavoro di cura per le donne;
  • la Didattica a Distanza (DAD), poi diventata magicamente nella seconda ondata, quando non si era fatto nulla per mettere in sicurezza le scuole, Didattica Digitale Integrata (DDI),che non è stata uguale per tuttə ed ha ridotto ulteriormente il rapporto umano, la socialità e il diritto allo studio.

IL DISASTRO LOMBARDO…
Il disastro lombardo inizia a fine febbraio 2020: nelle stesse ore in cui si scopriva il “caso zero” a Codogno, i vertici di regione Lombardia decretavano la chiusura immediata di scuole, musei, teatri, cinema e luoghi di cultura, impedivano manifestazioni e cortei ma lasciavano aperti i centri commerciali. Erano le settimane di tristemente noti #milanononsiferma e #bergamononsiferma, della Settimana della Moda mai sospesa e della partita Atalanta-Valencia che ormai sappiamo essersi trasformata in un vero e proprio focolaio che porterà al diffondersi del contagio nella bergamasca e ad una vera e propria epidemia colposa che manterrà la Lombardia sotto i riflettori per mesi per le percentuali dei contagi, dei morti e per i troppi errori da parte delle amministrazioni politiche.

La mancata dichiarazione di zona rossa in Val Seriana e ad Alzano Lombardo, la mancata chiusura delle fabbriche e i luoghi di lavoro con l’escamotage del codice ATECO, l’ordinanza dell’8 marzo 2020 che andava a individuare le RSA come luoghi idonei ad accogliere i pazienti COVID post acuti per cure extra ospedaliere, il mancato aggiornamento del piano pandemico (anche a livello nazionale), le responsabilità di ministri e OMS,la mancanza di DPI, di posti letto, macchinari e personale sono solo alcune delle cause contingenti che hanno portato a migliaia di decessi e ad un sovraccarico insostenibile per gli ospedali e le operatrici e gli operatori sanitari. Infatti già a metà marzo 2020 gli ospedali sono al collasso e i medici costretti a scegliere chi curare e chi lasciar morire.  

Questi sono gli effetti della politica dei tagli alla sanità pubblica, dell’ aziendalizzazione della cura e della conseguente privatizzazione del settore sanitario (tre pilastri su cui si basa l’eccellenza lombarda da oltre 25 anni, grazie a Formigoni, Maroni e Fontana) e che ha trasformato gli ospedali in imprese (aziende sanitarie e aziende ospedaliere) che, come tali,hanno come obiettivo il profitto, non la cura. Privando di fatto la cittadinanza di una sanità pubblica, laica, territoriale, preventiva e garantita. Di un diritto universale.

Dopo la lunga estate del 2020, dove le amministrazioni politiche avevano la possibilità di aggiustare il tiro e riorganizzare parte delle procedure sanitarie e preventive, la situazione rimane immutata e le contraddizioni aumentano: mancano ancora le famose USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), viene inserito il coprifuoco serale, medicə e infermierə se contagiati devono fare la quarantena ma solo dopo l’orario lavorativo, vengono dichiarate nuove zone rosse che limitano la socialità ma che permettono di andare a lavorare. 
Mentre viene denunciato dai sindacati di base la mancanza di infermierə, di personale specializzato per le terapie intensive e di attrezzature, il sistema di tracciamento salta e ATS va in tilt. Negli ospedali il personale continua ad essere costretto a decidere chi curare e chi lasciar morire. 
A novembre si aggiunge anche il caos per i vaccini anti influenzali, Regione Lombardia non riesce a garantirli nemmeno ai cittadini più fragili, ormai esasperati, così come lo sono i medici. In molti sono costretti a pagarli di tasca propria rivolgendosi ai privati perchè le dosi sono insufficienti. Dopo il Vax Day del 27 dicembre, la “Fase 1” del piano vaccinale contro il Coronavirus parte a rilento. In particolare la Lombardia, dopo una settimana, rimane l’ultima regione per somministrazioni, avendo effettuato solo il 3% dei primi 80mila vaccini a disposizione. Arriva allora la sfiducia a Giulio Gallera e la nomina di Letizia Moratti che mette subito in chiaro la sua posizione dichiarando che i vaccini dovrebbero essere distribuiti alle regioni in base al loro PIL. 

La campagna vaccinale, nonostante il cambio di assessore, continua ad andare male e la colpa adesso è di ARIA Spa: sms inviati in ritardo, anziani chiamati a vaccinarsi a centinaia di chilometri dalla propria residenza e dal centro vaccinale più vicino, errori nelle convocazioni che portano o a sovraffollare i centri vaccinali o ad averli vuoti col rischio di buttare migliaia di dosi di vaccino, lasciando alle singole Asst o ai sindaci il compito di arrangiarsi per risolvere i problemi: così accade a Cremona, Crema, Monza, Bergamo, Varese, Milano, Como etc.

A quel punto Fontana chiede le dimissioni del CdA di ARIA in una conferenza stampa.
Per mettere a tacere ogni polemica, la Regione Lombardia torna sui suoi passi, abbandona il sistema di Aria e passa al portale gratuito di Poste dal 2 aprile 2021. Dopo circa 2 mesi di ritardi, in cui i morti continuano ad aumentare. Dopo aver speso 18 mln di €, soldi pubblici, pagati da quegli stessi cittadini che non riceveranno il vaccino fino al ritorno di Poste e all’arrivo del generale Figliuolo a gestire le vaccinazioni in Italia.

Questa la triste cronistoria del disatro lombardo.
Fontana, Gallera, la giunta regionale in carica nel gennaio 2020 ed ancora oggi sono i diretti responsabili della morte di migliaia di persone. Di questo siamo sicurə e non smetteremo mai di dirlo.

Per un approfondimento più dettagliato vi consigliamo http://www.zam-milano.it/le-date-di-una-strage/ e http://www.zam-milano.it/processo-popolare-pt-2/.

…E IL MERCATO LOMBARDO
La trasformazione della sanità lombarda in un mercato è già avvenuta. Nonostante la pandemia abbia dimostrato i limiti del sistema lombardo, a maggio 2021 la giunta regionale ha approvato un piano grazie a cui il finanziamento per ricoveri e visite ambulatoriali in strutture private aumenta fino a 7,5 miliardi (nel 2019 era di 2). Di questi, circa 3 miliardi sono per servizi socio-assistenziali sul territorio (privati più costosi di almeno il 20% rispetto al pubblico). 
Con l’arrivo dei soldi del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) si prevedono ulteriori vantaggi economici per le imprese che fanno profitto sulla salute. In teoria, le aziende sanitarie pubbliche sono le uniche possibili destinatarie dei fondi che il PNRR mette a disposizione per ristrutturazione, nuova edificazione e dotazioni strumentali e tecnologiche. Ma in pratica, come è scritto nella delibera regionale del 6/9/21 con cui la giunta fa approvazione delle linee di progetto per l’attuazione di Case e Ospedali di Comunità, si dichiara apertamente che questa indicazione verrà aggirata. La loro volontà è quella di realizzare strutture che svolgano le medesime funzioni previste dalle Case/Ospedali di comunità, ma gestite da erogatori privati accreditati e di attivare forme di collaborazione fra soggetti pubblici e privati nella conduzione di tali strutture. Ad oggi, il rischio è che su 30 Case di Comunità, 20 siano affidate ai privati accreditati. 

Quelle che il governo di centro-destra chiama “diverse forme di collaborazione” con il privato sono prospettate fin da ora come “sperimentazioni gestionali autorizzate dalla Giunta”, grazie alla legge regionale 23/2015 (Maroni), che ha dato il colpo di grazia alla medicina territoriale sgretolando la capillarità dei servizi in funzione del modello ospedalo-centrico. Ora il centro-destra è costretto ad istituire queste “Case di comunità” ma non sarà facile ripristinare una rete territoriale dopo decenni di disintegrazione, perchè non si tratta solo di costruire edifici, ma anche relazioni, competenze, processi, simbologie. 
Mentre la parola “comunità” sembra diventare mainistream, vogliamo ribadire quello che per noi è il suo significato rivoluzionario. 

CURA E COMUNITA’
La narrazione di ciò che è accaduto e il presente che viviamo, fatto di un nuovo mondo nel quale dobbiamo convivere con la pandemia, ci spinge verso una riflessione che portiamo avanti da diverso tempo e che riteniamo sia uno degli strumenti necessari per costruire una nuova comunità in grado di prendersi cura delle persone e della società.
L’individuo, nel contesto comunitario, è il punto di partenza di questa ampia riflessione legata alle pratiche possibili per costruire tre paradigmi interconnessi.

1. Comunità della cura.
La cura di noi stessə in relazione alle comunità che abitiamo è il primo passo per costruire gli strumenti necessari allo sviluppo di un’identità solidale che scardini il concetto di cura neoliberista, legato esclusivamente alla sfera individuale e alle possibilità economiche. Dobbiamo smantellare sia l’atomizzazione del soggetto nella vita, nel lavoro e in tutti gli altri aspetti della società, sia la mistificazione del concetto di cura come azione che pesa esclusivamente sul singolo. Dobbiamo costruire una nuova coscienza collettiva, che parta dal prendersi cura di noi stessə, basandosi sulla consapevolezza che abbiamo tuttə bisogno di ricevere cura dalla propria comunità

2. La comunità che cura
La comunità che cura è quella dove un welfare nuovo, non coercitivo, non assistenziale (e dunque che non crea dipendenza ma interdipendenza, complementarietà), non colpevolizzante o giudicante, è accessibile a tuttə; è quella comunità dove non ci sono discriminazioni di sesso, razza, classe, specie e si inverte il concetto di atomizzazione del soggetto per proiettarsi in un contesto di cura collettiva, di decisionalità capillare e di nuova forma della gestione delle cose e degli spazi comuni. Una comunità che cura è capace di occuparsi collettivamente delle complessità che risiedono nella gestione di una società ecologista, transfemminista, anticapitalista, antirazzista, antiabilista e solidale.
La trasformazione in comunità che cura del micro-contesto in cui viviamo e la replicabilità degli strumenti messi a disposizione, ci traghettano verso la soluzione necessaria alle barbarie del capitalismo e le sue conseguenze più drammatiche, come la sindemia che si è abbattuta sull’intera popolazione mondiale. Il contesto che abitiamo, affettivamente, emotivamente, politicamente diventa lo strumento con cui la comunità si interfaccia con le altre comunità (federazione) e con le quali si costruisce un tessuto sufficientemente ampio per incidere realmente sui cambiamenti radicali necessari.

3. La società della cura
In questa proiezione necessaria, tutti gli aspetti legati alla ri-territorializzazione della cura, trasformano il macro contesto sociale nella società della cura. Questa concezione dello spazio, privato e pubblico, assume una forma onnicomprensiva rispetto a tutti gli aspetti della società. Il lavoro, la cura di sè, l’autorganizzazione degli spazi di vita, del tempo libero, della sanità e del welfare (solo alcuni aspetti che determinano la nostra vita) devono essere trasformati con la massima urgenza.
Il perenne stato di emergenza legato all’ambiente, alla sanità, alle risorse e alle disuguaglianze richiede a gran forza un cambiamento strutturale e solo partendo dai contesti comunitari si può imporre questa trasformazione. La responsabilità individuale ha la sua importanza, ma non siamo più disposti ad assumerci le colpe di altri macro soggetti che impongono questo modello di società capitalista.
In questo contesto la nostra unica responsabilità è quella di opporci a questa matrice predatoria e antropocentrica mettendo in pratica la materialità della società della cura e imponendo al sistema la radicalità di questi cambiamenti.

MATERIALITA’ POSSIBILI
Con questo scritto vogliamo dichiarare il processo di avanzamento che da lungo tempo portiamo avanti in relazione alla costruzione di comunità resistenti.
Ci interessa capire come poter dare materialità ad alcune specifiche legate in particolare all’aspetto sanitario e a tutte le sue declinazioni. Se è vero che la salute non è solo assenza di malattia, dobbiamo domandarci quali sono gli elementi imprescindibili che costituiscono uno stato di benessere per tuttə.
Legandoci al concetto di cura, riteniamo valida l’ipotesi di organizzare i territori in relazione alle reali necessità dei luoghi in cui viviamo, autonomamente e partendo dall’autogoverno delle risorse.
La costante decostruzione della sanità di prossimità sta favorendo la centralità dell’ospedale come unico luogo di cura, il compito delle comunità è quello di invertire il flusso e immaginare i luoghi di cura all’interno dei territori. Così come trovare una materiale sinergia con le svariate realtà che si occupano di mutualismo e salute con le quali mettere in comune saperi e risorse per poter dare un riscontro tangibile al bisogno più grande, costruire la società della cura.

Una materialità possibile è quella, quindi, di creare luoghi e percorsi virtuosi che vadano a creare quel conflitto necessario a denunciare lo stato di non curanza del SSN e di progettazione di alternativa all’esistente, andando oltre il semplice assistenzialismo e volontariato verso un reale sistema mutualistico.

Riflessioni in vista della COP26

Il capitalismo costituisce il punto di negatività assoluta. Non è possibile migliorarlo, ricostruirlo o rinnovarlo, magari aggiungendo al termine un prefisso di moda come “ecocapitalismo”. L’unica alternativa possibile è distruggerlo, poiché ha ormai incorporato tutte le patologie sociali (patriarcato, sfruttamento, statualità, egoismo, militarismo, crescita illimitata) che hanno afflitto la “civiltà” e inquinato tutte le sue conquiste.
(M.Bookchin)


Dall’1° al 12 novembre di quest’anno si terrà quella che è stata indicata come la più importante conferenza delle parti (Conference of Parties, da qui l’acronimo COP) dall’accordo di Parigi (COP21, 2015).

IL SISTEMA DELLE COP
Le COP nascono nel 1992 con la nascita dell’UNFCCC (Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici) ed hanno l’obiettivo di permettere l’incontro tra le diverse parti negoziali (ossia diversi gruppi di Stati nazionali) per decidere le politiche di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.
Si tratta di grandi eventi annuali, in cui scienziati ma soprattutto burocrati e politici dovrebbero partire dalle solide basi scientifiche fornite, ad esempio, dai diversi report dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, Intergovernmental Panel on Climate Change) per definire le proprie politiche.
Ci sarebbe da approfondire anche la pavidità dimostrata negli scorsi anni da numerosi scienziati, incapaci di comunicare chiaramente le responsabilità della catastrofe climatica in cui viviamo, ma non è questo il momento.

L’ACCORDO DI PARIGI
Tornando alle COP, con l’Accordo di Parigi del 2015 (ossia con decine di anni di ritardo rispetto agli allarmi che già a fine anni ’80 portarono il tema del cambiamento climatico nelle agende dell’ONU) i governi dovrebbero, ma non c’è alcun obbligo vincolante, presentare dei piani di riduzione delle emissioni nazionali (INDC), da rinnovare in modo più ambizioso ogni 5 anni, in modo tale da garantire che la temperatura media terrestre non superi il +1.5°C a fine secolo.
Ad oggi, manco a dirlo, se teniamo conto degli INDC presentati, la temperatura a fine secolo arriverebbe a +2.7°C; se invece teniamo conto delle politiche realmente attuate (perché c’è differenza tra le promesse dei governi e le politiche reali, e tale differenza è chiamata greenwashing) la temperatura a fine secolo dovrebbe arrivare a +3°C.

Un aumento di 1.5°C provocherebbe effetti disastrosi, ancora peggiori di quelli già attualmente in corso (ad oggi la temperatura media terrestre rispetto al periodo pre-industriale è aumentata di circa 1.2°C: manca davvero poco a 1.5°C) e incontrovertibili: fusione delle calotte artiche, dei ghiacciai alpini, aumento in frequenza e intensità degli eventi estremi (nubifragi, siccità, ondate di calore, bombe d’acqua, uragani etc), interruzione della corrente del Golfo, aumento del livello del mare e così via.

GIUSTIZIA CLIMATICA
C’è di più: gli effetti del cambiamento climatico non sono equamente distribuiti nel mondo, così come non lo sono le responsabilità.
Se sei pover*, se sei donna, se sei un soggetto razzializzato, se sei nat* in un paese colonizzato, o ti ritrovi ai margini di uno industrializzato la cui economia si basa sullo sfruttamento di persone e natura…soffrirai di più.
Chi potrà permetterselo, perché ricco, perché non soggetto a discriminazioni di genere/provenienza/nascita, avrà più strumenti per adattarsi agli effetti del cambiamento climatico, ad esempio comprandosi una casa in un luogo più sicuro.
Tutt* gli/le altre saranno costrette ad emigrare (migranti climatici). Dovranno fuggire dalle loro terre, rese aride o inondate dal mare, rese insicure dalle guerre che gli stati coloniali (responsabili della crisi climatica) continueranno ad alimentare per assicurare risorse e consumo illimitato alle proprie industrie e ai propri cittadini benestanti.

Chi si ostina a chiamare la nostra era “antropocene“, oltre a mostrare un’ottica poveramente antropocentrica, “dimentica” che non tutta l’umanità è ugualmente responsabile dei disastri ambientali in cui siamo immersi. Sarebbe meglio parlare di “capitalocene“, individuando così i veri responsabili: tutti quegli individui, governi, imprese che continuano a sfruttare altri esseri viventi con lo scopo di accumulare ricchezza e potere.

Il cambiamento climatico riguarda perciò ogni aspetto delle nostre vite, e si interseca con ogni altra nostra lotta: anticlassismo, antirazzismo, antisessismo, antispecismo, ecologismo e, ovviamente, anticapitalismo.

LA NOSTRA POSIZIONE
Noi siamo contrari* al sistema delle COP.
Innanzitutto per i contenuti. Dopo 26 COP (difficilmente si uscirà da Glasgow con reali cambiamenti di rotta, i governi sono troppo concentrati sugli interessi nazionali e del capitale) nulla di concreto è stato fatto per arrestare il sistema economico che ci ha portato a questa crisi climatica e sociale.
Le soluzioni proposte dal capitalismo verde, così di moda che da noi hanno pensato bene di istituzionalizzarne le dottrine in un apposito ministero, sono solo l’ennesimo atto negazionista degli effetti del cambiamento climatico, e si basano ancora sull’idea che le risorse del pianeta siano infinite, si basano ancora sulle idee (fondative della società occidentale come la conosciamo oggi) del dominio dell’essere umano sull’essere umano e del dominio dell’essere umano sulla natura.

Ci opponiamo non solo ai contenuti confusi e inefficaci delle COP, ma anche al loro metodo decisionale verticistico: non deleghiamo a qualche decina di rappresentati politici e alla massa di burocrati la decisione sulle nostre vite.

LE COMUNITA’ RESISTENTI
Da anni proviamo a praticare un modello di vita differente.
Lottiamo per costruire reti interdipendenti e autogestite di Comunità Resistenti.
Comunità umane inserite nel loro contesto territoriale, ecosistemi razionali in cui proviamo a mettere in pratica valori ecologici quali la complementarità (contrapposta alle gerarchie di potere presenti nella nostra società), il mutuo aiuto (contrapposto alla competizione tra individui fondamento del liberismo), il senso del limite (contrapposto al consumismo fine a sè stesso propostoci come scopo di vita), la cura (intesa come “prendersi cura” e non come la medicalizzazione di malattie causate da una società opprimente e produttivistica), l’uguaglianza sostanziale (contrapposta all’uguaglianza formale delle leggi statali, che non tengono conto delle differenze tra gli individui) e il rispetto verso ogni altra forma di vita.

Pensiamo che, per quanto il cammino sia lungo e difficoltoso, questa sia la strada da percorrere per arrivare ad una società felice, superando non solo i problemi derivanti dal cambiamento climatico ma anche quelli derivanti da ogni altra forma di discriminazione sociale, da ogni forma di dominio e violenza.
Una strada che deve necessariamente essere condivisa e costruita insieme, e non imposta da nessun organismo internazionale, nazionale, istituzionale o meno.


Approfondimenti e tematiche affini:
http://www.zam-milano.it/manifesto/
http://www.zam-milano.it/pillole-di-ecologia/
www.zam-milano.it/il-cemento-cosi-bello-prendera-anche-il-ticinello/
http://www.zam-milano.it/ama-il-tuo-quartiere-ferma-sto-cantiere/

2001-2021: VOLEVAMO PARLARE DI GENOVA

🧯 Informazioni, spunti, opinioni di parte, immagini a 20 anni dalle giornate del G8 di Genova🧯


👉🏾 CAPITOLO 1 – IL MONDO INTORNO A GENOVA (panoramica breve della società umana del 2001)
👉🏾 CAPITOLO 2 – IL MOVIMENTO PRIMA DI GENOVA (il periodo dei controvertici)
👉🏾 CAPITOLO 3- COSA E’ SUCCESSO A GENOVA (le piazze oltre gli scontri)


CAPITOLO 1 – IL MONDO INTORNO A GENOVA (panoramica breve della società umana del 2001)

-A- NEL MONDO ED IN ITALIA

1- LA FINE DELLA STORIA

Nel 1991 finiva l’esperienza dell’Unione Sovietica e con essa, per la maggior parte dell’opinione politica, finiva anche l’alternativa politica ed economica rappresentata dal comunismo reale, contrapposta all’economia di mercato dei “paesi democratici occidentali”.
Il crollo dell’Unione Sovietica per implosione interna esaltava i/le sostenitori/trici del pensiero neoliberista nelle università, nei governi, tra i giornalisti e le giornaliste.
Siamo alla fine della storia” dicevano i/le più accanit* sostenitor* del mercato. Secondo loro si era infine giunti al culmine della società umana, la dove il progresso tecnologico stimolato dal capitalismo incontra la democrazia liberale, l’unica organizzazione politica della società capace di lavorare per il benessere collettivo…teoricamente.
Nel 2001 era già evidente quanto e come fosse falsa questa interpretazione della storia.
Le disuguaglianze sociali si scaricavano violentissime all’interno paesi ricchi su fasce di popolazione emarginate come donne, immigrati ed immigrate, poveri e povere.
Ancora più netto era lo stato di miseria dei paesi più poveri del pianeta. Distrutti dall’inquinamento, dalla povertà, da regimi dittatoriali mantenuti proprio per permettere all’occidente di vivere nell’opulenza.
La supposta “fine della storia” era solamente fine del rapporto bipolare tra le due potenze e l’inizio di una nuova fase di instabilità sotto lo strapotere degli Stati Uniti D’America, ora liberi di imporre il proprio modello di sviluppo incontrastati.

2- TANGENTOPOLI E LA 2^ REPUBBLICA

Nel 1992 iniziava in italia il terremoto politico conosciuto giornalisticamente come “Tangentopoli” che si legava ad una serie di inchieste del tribunale di Milano chiamate genericamente “Mani pulite”.
A partire da “banali” indagini sulla corruzione e i legami tra dirigenti politici locali e imprenditori, emerse uno sterminato panorama di corruzione che coinvolgeva nel profondo i principali partiti italiani (Democrazia Cristiana e Partito Socialista per primi).
Emerse quindi che la corruzione era sistematica e costante in tutto il paese, in ogni ambito, guidata e mantenuta dai partiti politici. L’esplodere di questo scandalo cancellò completamente i partiti stessi che per oltre 50 anni avevano popolato il parlamento italiano. Tranne alcuni partiti di sinistra, le restanti formazioni partitiche furono costrette a sciogliersi per l’altissimo numero di indagati e condannati.
Emersero così nuovi pariti come Lega Nord , Allenanza Nazionale e Forza Italia. Si parlò di fine della Prima Repubblica, il disinteresse e la sfiducia della popolazione italiana nei confronti della politica istituzionale raggiunse i minimi storici.
Nel 2001 era in carica il secondo governo Berlusconi. La politica parlamentare non rappresentava una valida alternativa per ottenere reali
miglioramenti delle proprie condizioni di vita.

3- LA FINE DEI PARTITI DI MASSA

Con la scomparsa del Partico Comunista e della Democrazia Cristiana, e di tutti gli altri partiti minori, si parlò anche di fine del partito di massa, ovvero di quelle organizzazioni di grandi dimensioni e capillarmente organizzate nel territorio che, tramite un’ideologia di base complessa e articolata, cercavano di rappresentare gli interessi di larghe fasce della società (classi, ceti sociali, comunità di fede) all’interno del parlamento. Nacquero diverse forme di partito: di protesta, di rappresentanza, localista/territoriale.
Nacque la Lega Nord, che rappresentava l’insofferenza diffusa nella popolazione del nord nei confronti del governo centrale di Roma che
reputavano infeccicace ed inefficiente.
Nacque Forza Italia, partito fondato da Silvio Berlusconi che per i seguenti 20 anni (da 94 al 2011 circa) sarà il personaggio principale della politica italiana.
Nasceva Alleanza Nazionale dalla scissione del Movimento Sociale Italiano, ovvero il partito che raccoglieva l’eredità del ventennio fascista.
A sinistra la fine del Partico comunista diede il via al proliferare di partiti piccoli e piccolissimi, rappresentanti delle diverse fedi e visioni, tra più importanti il PDS.
La fine dei partiti di massa seguiva il cambiamento profondo della società italiana. Da paese industrializzato, cioè produttore di beni, si avviava a diventare paese erogatore di servizi, si modificavano le forme di produzione della ricchezza e di impiego della forza lavoro. Dal lavoro operaio diventava centrale il lavoro cognitivo. Pur rimanendo evidenti le differenze sociali legate al reddito e al rapporto di lavoro, la società non era più attraversata dalle medesime spaccature orizzontali che dividevano ampie fette della popolazione da più di un secolo.
Di fatto scompariva la possibilità di leggersi come un unico gruppo sociale contradistinto dalle medesime condizioni di vita, lavorative, abitative, sociali. Nonostante permanessero le stesse grosse disuguaglianze economiche e sociali.

B- LE MULTINAZIONALI

Con la fine della guerra fredda si sviluppò un fenomeno economico e sociale fino a quel momento rimasto in ombra.
Grosse imprese di mercato, quasi tutte statunitensi ma anche europee, giapponesi ed in seguito russe e cinesi, operanti nel campo dell’energia, dell’estrazione di materie prime fino all’abbigliamento e alla ristorazione, poterono espandersi in tutto il mondo invadendo nuovi mercati e depredando il pianeta di materie prime da convertire in prodotti da vendere nei paesi più sviluppati.
Con la scusa di diffondere ricchezza e abbassare il prezzo finale, il mondo intero venne colonizzato in nome del libero mercato, promettendo di portare ricchezza e benessere.
Nasce in questi anni il WTO, organizzazione mondiale del commercio, con il preciso obbiettivo di favorire la diffusione del mercato libero, talvolta imponendolo alle piccole economie locali che ne vengono naturalmente stritolate.
Infine lo sviluppo delle multinazionali avveniva in moltissi paesi sviluppando accordi sottobanco con dittatori o regimi militari a cui venivano garantiti lauti compensi per strappare concessioni e permessi.
Spesso le popolazioni locali venivano cacciate per questo dai propri territori, per poi essere impiegate come manodopera a basso costo nella
produzione.

GLOBAL E NO GLOBAL

Alla fine della storia e alle multinazionali, al WTO si opponeva il movimento no global (o alter-globalista).
Globalizzazione economica di produzione significa omologazione
planetaria dei consumi
.
Tutt* lo stesso cibo, gli stessi vestiti, gli stessi prodotti editorili (film, libri, musica).
Globalizzazione economica significa scaricare sulle popolazioni più povere le esternalità che l’omologazione planetaria del consumo comporta: l’inquinamento dell’aria e dei mari, l’abbattimento delle foreste per ricavare allevamenti, la distruzione di ecosistemi per ottenere materie prime per l’industria high tech cosi come il lavoro minorile, le paghe sotto il livello di sopravvivenza, le baraccopoli nei sobborghi delle città.
Il movimento No-global affermava la necessità della globalizzazione dei
diritti ed esaltava le differenze territoriali.
Diritti sessuali, politici, diritto all’auto determinazione dei popoli, diritto all’autonomia.
Doveva essere globalizzata la cura del pianeta e il rifiuto al sistema di devastazione costante dell’ecosistema. Il popolo no global, insieme delle lotte locali che contrastavano la globalizzazione economica, agiva localmente e pensava globalmente (think global, act local) al fine di coordinare tutti i piccoli movimenti di resistenza e riappropriazione in un unico movimento globale di alternativa, per una società più giusta.

C- I SUCCESSIVI 20 ANNI

Il neoloiberismo non rende il pianeta più felice.
Nonostante i teorici della fine della storia, che ci raccontano il neoliberismo come il culmine del progresso tecnico-scientifico, reso possibile dal sistema capitalistico di produzione unito alla democrazia liberale (raccontata come unica forma di governo capace di rappresentare una società complessa e frammentata), possiamo notare in maniera inequivocabile che il trionfo del neoliberismo NON HA condotto a quella diffusione del benessere su scala planetaria che era stato previsto con matematica certezza. Nè la democrazia ha permesso una partecipazione attiva alla politica e alla cura della comunità e dei territori.
La crisi economica del 2008 e la pandemia ci hanno dimostrato come il sistema sopravviva solamente grazie a continue crisi che gli permetono di divorare altri e più profondi spazi di vita sociale, mentre distrugge il pianeta.
Il neoliberismo cerca e crea il suo nuovo nemico.
Di lì a poco, nel Settembre del 2001, l’attacco alle torri gemelle avrebbe aperto un nuovo scenario mondiale di conflitto e scontro, questa volta su base etnico-culturale, con parti del mondo islamico.
E’ quindi impossibile non notare come, se da una parte l’imperialismo economico del neoliberimo contribuisca a creare oppositori che gli muovono guerra, dall’altra questi oppositori sono perfettamente funzionali al sistema che ritrovando un grande nemico da combattere può nuovamente compattare l’opinione pubblica e mettere a tacere le voci di protesta, come quelle che si alzavano determinate e forti nei giorni del
g8 di Genova.

A partire dal G8 di Genova diventa sempre più evidente come il movimento antagonista ed extraparlamentare di sinistra si concentri sempre più su una politica difensiva: non si tratta più di lottare per la rivoluzione di un sistema ritenuto ingiusto, di attaccare quel sistema proponendone con forza un altro (e tante sono le alternative proposte, alcune anche realizzate a livello locale), ma di difendere i diritti acquisiti.
Come disse qualcuno, il movimento si trova nell’infelice posizione di dover difendere la democrazia da sè stessa.


CAPITOLO 2 – IL MOVIMENTO PRIMA DI GENOVA (il periodo dei controvertici)

IL POPOLO DI SEATTLE
Le contestazioni dei movimenti No-Global per il vertice WTO di fine novembre 1999 a Seattle sono un momento di convergenza delle lotte contro il neoliberismo imposto a colpi di summit di istituzioni finanziarie internazionali .
Attraverso internet cresce il nome del ‘Popolo di Seattle’: il ‘Movimento dei movimenti’.
Questo eterogeneo popolo No-Global è un insieme internazionale di realtà politiche radicali, sindacati ed associazioni a favore della remissione del debito dei paesi poveri, per l’ambientalismo, il pacifismo e per il diritto al lavoro.

I SOCIAL FORUM
All’interno del Popolo di Seattle matura l’esigenza di creare una piattaforma comune di coordinamento dei percorsi politici a livello mondiale: il Social Forum Mondiale.
Il primo Social Forum Mondiale è chiamato a Porto Alegre a fine gennaio del 2001, in opposizione al WTO a Davos.
Nelle conferenze di Porto Alegre si incontrano i rappresentanti di lotte complementari, dai movimenti occidentali, alle Ong, fino alle delegazioni zapatiste, con l’intento di cercare una sintesi contro le politiche liberiste propugnate attraverso i summit degli Organismi Internazionali dai Paesi economicamente più sviluppati.

RETI ITALIANE E MOVIMENTO A GENOVA
Il Genoa Social Forum (GSF) viene organizzato nel solco del Social Forum di Porto Alegre come struttura capace di contestare il G8 di Genova del Luglio 2001 proponendo un’alternativa al grido di ‘Voi G8 Noi 6 miliardi‘. Si ha l’adesione di più di 300 fra associazioni, le Ong, la Rete Lilliput, campagne internazionali, le Tute bianche e i centri sociali del Nord-Est e della Campania.
Attraverso laboratori autogestiti divisi per aree tematiche e giornate di mobilitazione il GSF porterà nella città decine di migliaia di manifestanti.
Nonostante l’intento del GSF di trovare un momento di confronto con i rappresentanti del G8 il Governo Amato e poi quello Berlusconi eviteranno qualsiasi dialogo.


CAPITOLO 3- COSA E’ SUCCESSO A GENOVA (le piazze oltre gli scontri)

19 LUGLIO
Il primo giorno di mobilitazioni è ricordato dagli articoli del tempo come “una giornata pacifica e senza incidenti”, nel quale si è sviluppato un corteo con più di 50.000 persone sulle tematiche dell’antirazzismo, dei diritti per i/le migrant* e rifugiat*.
Viene raccontata come una piazza in cui si manifestava in mille modi, dalla sua composizione estremamente eterogenea; una piazza dalle mille lingue, grazie a persone arrivate da tutto il mondo.
Il clima era di festa, era una piazza colorata piena di bambini e bambine, di canzoni, ma soprattutto slogan che rivendicavano in modo chiaro ciò che era necessario, e che lo è ancora, ovvero più diritti, un mondo senza confini, essere cittadin* globali.
Sono tematiche potenti e ancora fortemente attuali a vent’anni di distanza. Avevamo ragione noi, come dimostra il fatto che la maggior parte delle problematiche di cui si parlava in quelle piazze, oggi si sono avverate.
Gli articoli dei giornali nazionali dell’epoca tendono unicamente a sottolineare il fatto che sia stata un giornata senza tensioni di piazza, in cui era presente il “blocco nero” giunto da tutta Europa, composto da “facce cattive, ma almeno per oggi, solo nell’aspetto”.
Si parla dei continui allarmi bomba nelle grandi città italiane, ma lasciano completamente in secondo piano le rivendicazioni fondamentali della piazza, l’enorme ed eterogenea partecipazione ed altri momenti di festa e gioia che si sono svolti quella giornata.

20 LUGLIO
La giornata del 20 luglio 2001 è ricordata per le violenze di piazza e soprattutto per la morte di Carlo Giuliani, ucciso dalle forze dell’ordine; ma quella giornata non fu solo questo.
Tutta la mattina vede l’arrivo di treni e pullman dall’Italia e dal resto di Europa per le grandi manifestazioni della giornata:
– la piazza sui diritti globali del lavoro con Cobas e il Network per i diritti Globali;
– il corteo dei Disobbedienti caratterizzato dalle tute bianche, che percorreva via Tolemaide partendo dallo stadio Carlini;
– il corteo della rete Lilliput con sit-in in piazza Manin;
– il corteo e lo sciopero generale organizzato dagli Anarchici contro il g8 a Sanpierdarena.
I cortei partirono in mattinata e nel primo pomeriggio la situazione iniziò a precipitare: da una parte viene attaccato il carcere Marassi dall’altra si assiste alla violentissima carica al corteo delle tute bianche in Via Tolemaide, definita come il perno su cui girano le sorti del G8.
La conformazione della via segnalava già che sarebbe stata una carneficina: via Tolemaide è una strada stretta, chiusa da un lato dalle mura della ferrovia e dall’altro dalle lati stradine e cortili interni; al termine della via il tunnel che conduce al Marassi.

Il corteo degli anarchici a Sanpierdarena, invece, non fu oggetto di scontri. La scelta, d’altronde, era stata chiara fin dall’inizio: “fuggire il circo mediatico, le dichiarazioni roboanti, la sfida alla zona rossa“, dove si riunivano i capi di Stato del G8 per concentrarsi sullo sciopero generale per motivi politici (contro il G8, appunto) che portò in piazza più di 10 000 lavoratori e lavoratrici.

La prima carica dei carabinieri parte poco prima delle 15 e colpisce il corteo frontalmente, quando è ancora a 400 metri dalla fine del percorso autorizzato. I carabinieri non usano solo i tonfa, ma diversi tipi di oggetti contundenti, mazze di ferro comprese. Poi cominciano le cariche laterali, che tagliano il corteo in diversi spezzoni.
La spiegazione ufficiale data delle forze dell’ordine durante il processo per devastazione e saccheggio a carico di 25 compagn* (non ci sarà alcun processo riguardo alla gestione della piazza da parte dell’Arma) afferma che il reparto dei carabinieri doveva andare al Marassi per fermare il Black Bloc, ma il funzionario aveva perso la cartina e non essendo di Genova si è ricordato come unico punto di riferimento il tunnel che porta alla stazione dei treni in via Tolemaide.
Alla radio della centrale operativa si sentono caribinieri dire “Siamo in settantadue, incazzati come bombe, mandateci a lavorare, per Dio.”, altri: “Ci avevano detto che eravamo qui per le emergenze, se non è emergenza questa, è da bruciarli tutti”.
Nel momento in cui è stato dato l’ordine della carica, dalla Centrale Operativa Telecomunicazioni arriva il comando “[…] devi fare veloce e devi massacrare. Capito? Devi massacrare.
Poi, dopo diversi minuti, alla radio della questura si sente il dirigente della centrale operativa Zazzaro : “No, hanno caricato le Tute bianche porco giuda! I carabinieri dovevano andare dall’altra parte e non in via Tolemaide, che cazzo ci fanno lì e adesso hanno attaccato le Tute bianche.
Il corteo, composto da circa 10 mila persone, infatti, era stato autorizzato precedentemente.
Quasi in contemporanea il poliziotto responsabile del corteo, Mario Mondelli, chiede informazioni. “Scusa, ma cosa ci fanno i carabinieri in fondo a via Tolemaide?”.

La concatenazione di eventi che portarono alla morte di Carlo Giuliani in piazza Alimonda alle 17.27 comincia con quella carica delle 15. Carlo sarà ucciso da un colpo di pistola sparato dal carabiniere Mario Placanica, che i suoi superiori non considerano in grado di stare ancora in piazza (per questo si trova sul defender, perchè doveva essere “evacuato”) ma che potè impugnare la pistola ben prima che Carlo si chinasse pre prendere il famoso estintore e che sparò i due fatidici colpi ad altezza uomo.
Il defender su cui si trovava il carabiniere, subito dopo gli spari, passa sopra il corpo di Carlo due volte.
Nei minuti successivi, fotografie riprese dall’alto mostrano i carabinieri che colpiscono la testa di Carlo con un sasso, e poi minacciano (appoggiandogli la testa contro il corpo insanguinato di Carlo) un fotografo presente in piazza Alimonda.
All’arrivare delle telecamere della stampa, diventa chiaro il perchè Carlo a terra venne colpito con un sasso: in quel momento, il vice questore Lauro mette in scena il primo dei tentativi di depistaggio tentati negli anni dalle FDO. Lauro indica un manifestante a favore della telecamera e urla “Bastardo! Tu l’hai ucciso! Con il tuo sasso!“.
Non sarà aperta nessuna indagine sulla morte di Carlo. Nel maggio 2003 la GIP Elena Daloiso archivia il procedimento stabilendo che Placanica ha agito per legittima difesa, ricorrendo alla nozione di “uso leggittimo delle armi”. Viene abbracciata totalmente anche la teoria (altro tentativo di depistaggio) per cui il proiettile che uccise Carlo sarebbe in realtà stato deviato da un sasso.

21 LUGLIO
Il corteo inizia in Corso Italia e fu partecipato da oltre 300.000 persone (il triplo rispetto a quelle previste) provenienti da ogni parte del mondo, non solo per tutte le rivendicazioni fondamentali che portavano avanti da anni e mesi le piazze no global, ma anche perché era stata uccisa una persona in corteo il giorno prima.
La tensione dopo i fatti del giorno prima era altissima sia da una parte che dall’altra, e cresceva man mano che arrivavano nuove notizie sul ragazzo: si sapeva che era di Genova, era un ragazzo di 23 anni e si chiamava Carlo Giuliani.
Sin dalla mattina iniziarono i primi scontri e durarono fino al tardo pomeriggio: furono cariche estremamente violente, venne spezzato anche in questo caso il corteo sul lungomare e l’uso del gas lacrimogeno CS (vietato in guerra) e degli idranti con liquido urticante fu massivo; gli elicotteri volano bassi sul corteo, con cecchini che si sporgono e mirano verso la folla. La situazione era tale che i/le cittadindi Genova davano rifugio ai/alle manfestant negli androni delle case.
I fatti della giornata culminarono con la Diaz e Bolzaneto.

LA MACELLERIA MESSICANA
Il complesso Pascoli-Diaz-Pertini è costituito da due edifici assegnati dal comune di Genova al Genoa Social Forum come sede del media center ed era stata adibita anche come luogo dove passare la notte.
La sera di Sabato 21 luglio, mentre molti manifestanti che dormono nella scuola sono pronti a tornare a casa, alcuni plotoni della polizia fanno irruzione alla Pascoli (sede del media center) e alla Pertini (dove c’è il dormitorio). La motivazione è la presunta presenza in quegli edifici dei Black Bloc che nei giorni precedenti si erano scontrati con le forze dell’ordine. Come sarà dichiarato in sede processuale, in quel momento era sentita dai vertici delle forze dell’ordine la necessità di effettuare il maggior numero di arresti possibile per poter recuperare l’immagine delle forse dell’ordine che non erano riuscite a fermare gli atti vandalici e gli scontri di quei giorni. E per questo si decide di colpire la scuola Diaz, dove si prevede una resistenza minima (e così sarà).
Le forze dell’ordine cominciano a pestare i mediattivisti presenti ancora prima di arrivare al cancello della scuola; lo sfondano con un blindato ed invadono la Pertini, mentre dentro la Pascoli si sfogano contro i computer di legali, medici e mediattivisti oltre che, limitatamente, sulle persone.
Nella Pertini avviene una carneficina. La violenza praticata su tutt* indistintamente venne definita (da uno dei poliziotti presenti) una “macelleria messicana”: praticamente tutte le persone al piano terra perdono i sensi, alla violenza fisica si uniscono le umiliazioni accompagnate da minacce di stupro, la distruzione di telecamere e oggetti personali.
I feriti gravi vengono scortati all’ospedale, e i 93 arrestati finiranno (indipendentemente dalla loro condizione di salute) alla caserma di Bolzaneto.

Il giorno dopo venne tenuta una conferenza stampa in cui venne dichiarato che tutte le persone nell’edificio sarebbero state accusate di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e saccheggio, inoltre vennero mostrate “le armi” trovate nella scuola, tra cui due molotov, che si scoprì che furono in realtà trovate dalle forze dell’ordine durante gli scontri della mattina e posizionate nella scuola al momento dello sgombero. Le altre armi comprendevano coltelli da cucina, martelli e picconi presi da un cantiere adiacente rimasto chiuso fino all’ingresso della polizia e stecche degli zaini (descritte come “spranghe”).
Le indagini sui fatti della Diaz saranno fortemente ostacolate dalle FDO: le due molotov spariranno dai reperti giudiziari nel 2007, ancora oggi non esiste una lista completa dei 270 poliziotti che fecero irruzione nella Diaz, nessuno degli agenti imputati per il processo Diaz si presenterà in aula, un poliziotto fingerà di essere stato accoltellato procurandosi dei tagli sulla divisa, ancora oggi una delle firme presenti sul verbale di arresto dei 93 manifestanti prelevati dalla Diaz non è stata riconosciuta.
Nessuno degli indagati delle FDO finirà in carcere, molti reati cadranno in prescrizione, per altri ci sarà la sospensione della pena, per altri ancora verranno previsti risarcimenti pecuniari. Molti degli indagati saranno promossi e faranno carriera negli anni successivi.

LA CASERMA DEGLI ORRORI
Nelle settimane precedenti al g8, viene individuata la caserma di Bolzaneto (ai confini della città) come luogo di incarcerazione temporanea per tutti gli arresti condotti dalla PS durante le giornate del g8: da lì, nel giro di poche ore, i detenuti avrebbero dovuto essere trasferiti nelle carceri delle province vicine (quelle di Genova sono sovraffollate e interne al tessuto urbano).
Non si saprà mai quanti manifestanti siano transitati per Bolzaneto, ma sicuramente ci arriveranno i reduci della Diaz. Gli avvocati in servizio in quei giorni e il Genoa Social Forum non saprà dell’esistenza del carcere temporaneo a bolzaneto finchè diversi menifestanti cominceranno a “sparire”. Perfino le ambasciate straniere perderanno traccia dei prigionieri fino al loro arrivo nelle carceri di destinazione.
Ciò che accade dentro la caserma sarà descritto da decine di deposizioni: persone provenienti da nazioni diverse, che aprlano lingue diverse, racconteranno tutti le medesime cose.
Dentro Bolzaneto verranno torturate almeno 250 persone.
Sarà negato loro di telefonare, vedere un avvocato, saranno sottoposti a torture fisiche e psicologiche, umiliat* facendoli spogliare davanti ai poliziotti, appartenenti alle forze dell’ordine urineranno su di loro, li picchieranno costringendoli a stare in piedi, nudi, a gambe divaricate per ore e ore; li costringeranno a cantare Faccetta nera, e li picchieranno al grido di cori in favore di Pinochet; spruzzeranno spray urticanti e i medici della caserma (tra cui si distingue Giacomo Toccafondi, mai radiato dall’albo) praticheranno torture e falsificheranno le cartelle cliniche: piercing strappati, capelli tagliati, ragazze denudate davanti a poliziotti maschi, provocheranno la lacerazione della mano di un prigioniero divaricandogli le dita.
Per diverse ore non riceveranno cibo nè acqua (solo la mattina del 22 verrà data qualche bottiglia d’acqua e qualche biscotto), e molti preferiranno urinarsi addosso piuttosto che subire i sopprusi che si verificheranno nei bagni della caserma.

Gli arrestati di domenica provengono dalla Diaz e rimarranno a Bolzaneto per 35 ore. Le persone non italiane verrano portate alla frontiera ed espulse nei giorni successivi, con il divieto di tornare in Italia per 5 anni; le testimonianze nei loro paesi di appartenenza permetteranno di scoprire con fatica cosa accadde, essendo la narrazione mediatica italiana estremamente distorta su tutte quelle giornate.
A causa dell’assenza del reato di tortura nel nostro ordinamento (sarà introdotto solo nel 2016) la maggior parte dei capi d’accusa verso i poliziotti indagati cadrà in prescrizione, il processo si concluderà solo con un risarcimento per i capi civili dell’accusa.

I recenti fatti del carcere di Maria di Capua Vetere sono stati definiti una nuova Bolzaneto.

Non si possono definire i fatti come colpa di qualche fascista esaltato o di qualche “mela marcia”: è l’intero albero ad essere avvelenato.
L’insieme di circostanze particolari verificatesi a Genova in quei giorni (derivanti dall’incapacità organizzative delle FDO e da un preciso volere politico di mettere a tacere i manifestanti, con l’uso di violenza e spostando il dibattito sulla questione dell’ordine pubblico) ha creato le condizioni adatte all’esprimersi di paradigmi comportamentali acquisiti e consueti all’interno delle forze dell’ordine.

DIARIO DEI VENT’ANNI: UN ALTRO MONDO È NECESSARIO

Una cronologia (più o meno) ragionata e sentimentale del Ventennio, scritta da una compagna di ZAM in vista dei 20 anni da quel G8 di Genova 2001.


Con queste righe si è cercato di mettere insieme una cronologia parziale e personale di questo ventennio (2001-2021): mi è servito tempo fa per fare chiarezza su tanti pezzi che non riuscivo a collegare e a fare memoria di altri che ormai mi sembravano scomparsi. 
Certi passaggi saranno più lunghi, altri più brevi: la fisarmonica dei ricordi funziona così.  
Penso che le immagini di Carlo Giuliani, di Genova, con le marce funebri scandite dagli stivali della polizia e dei manganelli picchiati sugli scudi, trasmesse in loop nei telegiornali di quei giorni ci abbia condizionati più o meno consciamente a diventare quelli che siamo. Videocronache continue di quei giorni affollavano lo spazio mediatico e affollano ancora la mia memoria e il presente, complice il nuovo stile giornalistico simil Grande Fratello – la prima edizione del GF è proprio del 2000 e durante la pandemia uno dei concorrenti di quella prima edizione ci teneva in scacco con le Conferenze Stampa di Conte…-   

Mi ricordo precisamente il caldo e la pasta scotta che stavo mangiando durante il TG1 delle 13:30 del 21 luglio, mentre aspettavo i titoli di coda per guardare i Simpson alle 14 su Italia1.
La scuola era finita da un mesetto e avevo 13 anni. Carlo era morto alle 18:01 della sera prima, non dicevano il suo nome e la nazionalità, forse spagnolo, forse c’era anche una ragazza…
->https://www.youtube.com/watch?v=ythcKtCsFOU 

La cronologia è stata divisa per temi e affinità in tre parti e spesso saranno presenti link a documenti audiovisivi e di approfondimento per far funzionare meglio i ricordi:
·       I PARTE.   2001 -2008: Il Movimento, la Jihad e il Berlusconismo Storico. 
·       II PARTE.  2008 -2011: La caduta dei Lehman Brothers e la Grande Recessione. Facebook & Whatsapp. Le primavere arabe e il Rojava, aria di agitazione.
·       III PARTE. 2012 -2021: Ballare sui cocci: il Modello Milano. La pandemia 

Nota a margine. Quando ho iniziato a mettere insieme tutto ciò era un mese prima che iniziasse la pandemia: ecco, avrei preferito anche un finale meno ad effetto per chiudere il ventennio. Dopo un po’ ho notato che si apre con un morbo e si chiude con una pandemia.
E si apre e si chiude con un Global Forum in Italia: G8 2001 GENOVA – G20 2021 ROMA.

I PARTE
Il Movimento, la Jihad e il Berlusconismo Storico

2001

Gennaio 2001: L’Italia è in preda alla psicosi della Mucca Pazza. Sciopero dei Macelli per 3 giorni.
Qui un articolo del tempo di Montanelli e uno sketch di Zelig:
->https://www.corriere.it/solferino/montanelli/01-01-27/01.spm
->https://www.youtube.com/watch?v=bYLJvnU5HCg
In marzo si vieta la vendita delle parti del bovino che interessano la colonna vertebrale e i gangli, il cervello e le frattaglie (verrà ripristinata solo nel 2013). 

20/01 George W. Bush diventa il 43° presidente degli Stati Uniti, dopo un voto molto contestato contro il democratico Al Gore.

16/01 – 27/03: Va in onda l’Ottavo Nano.
Solo per ricordare il mito supremo di Vulvia:
->https://www.youtube.com/watch?v=kVVqL4HwPw4&list=PLV5_8pF-2k3byrqqcpUK3RW_AWsgOU2ZD&index=3
->E Bossi/Annibal Lecter:https://www.youtube.com/watch?v=byMPNj6oGGc

25 -30/01 Primo Social Global Forum a Porto Alegre: lo slogan che viene coniato è “Un altro mondo è possibile” e si svolge del Campus dell’Università Cattolica della città. 
L’aggettivo sociale viene contrapposto a economico nel nome del Forum: secondo le organizzazioni che partecipano due termini inconciliabili e in contrapposizione. L’orgoglio di stare costruendo un’alternativa e di starci riuscendo è palpabile, ed è una consapevolezza che alimenta ulteriore energia. 
Il capitalismo è chiaramente indicato come pericolo per la sopravvivenza stessa dell’umanità, di tutti gli esseri che la abitano e delle risorse della Terra. 
Qui un documentario italiano del 2001, prodotto dalla Filef (Federazione Italiana Lavoratori Emigranti e Famiglie):
-> https://vimeo.com/22761523

14/03 Storica intervista a Marco Travaglio dove racconta in Rai nel programma di Luttazzi “Satyricon” i legami tra Berlusconi e la mafia. Dell’Ultri allora non era un nome conosciuto.
-> https://www.youtube.com/watch?v=q-Vh2-DZXV8&t=308s
Alla fine dell’intervista Travaglio dice a Luttazzi: “Se oggi avessi preso la canna della pistola e te la fossi ficcata in gola avresti fatto prima”, alludendo al suo suicidio televisivo per aver concesso spazio a questa intervista. Da lì a poco il comico non tornò mai più in Rai. 

14- 17/03 Le quattro giornate di Napoli, Terzo Global Forum “Fostering democracy and development through e-government” (Ocse/Banca Mondiale).
Il digital divide è il tema principale della conferenza. Il movimento, che si definisce per la prima volta Noglobal Forum, organizzato intorno ai Centri Sociali Officina 99 e Laboratorio SKA Occupato (LOSKA), hackera magistralmente il sito ufficiale perché il dominio non era mai stato registrato (www.ocse.org/.it).
Quindi sulla pagina ufficiale si legge “Il Governo Italiano ospita a Napoli (Palazzo Reale e Castel dell’Ovo), dal 15 al 17 marzo 2001, il Terzo Global Forum sulla “governance”, che sarà dedicato al tema del governo elettronico come strumento di sottomissione”.
Famose sono le galline e le pecore portare a pascolare al McDonald’s di Via Scarlatti, nella zona centralissima e gagà del Vomero, e il Pulcinella con maschera a gas e manganello, simbolo di quelle giornate.
Prima prova ufficiale di repressione: la città è blindata, si crea la “zona rossa” da Piazza San Carlo a Piazza Santa Lucia. Al corteo ufficiale di sabato 17 marzo partecipano 30mila persone, che riescono parzialmente a sfondare la zona rossa in Piazza Plebiscito. Carabinieri e finanzieri caricano il corteo da più lati, bloccando le vie di uscita laterali.Rappresaglie mirate verso chi filma o fotografa. Episodi di violenza, torture e minacce a danno dei fermati alla Caserma Raniero, dove erano stati condotti. 
Documentario del movimento:
->https://www.youtube.com/watch?v=dS-xbah_QW4

In vista dei 20 anni di Genova, 30 anni di occupazione dell’Officina 99 e del G20 che farà tappa a Sorrento in luglio, Officina 99 e LOSKA hanno stilato un documento condiviso per una chiamata alle armi. 
Da leggere
-> https://it-it.facebook.com/Lab.Occ.SKA/posts/2852608711644015?__tn__=K-R

01/04 Esce a Milano per i tipi di Baldini&Castoldi Dalai la prima edizione italiana di No Logo, scritta da Naomi Klein l’anno precedente.


8/05 Berlusconi firma il Contratto con gli Italiani: in diretta a Porta a porta da Bruno Vespa sottoscrive che se non rispetterà 4 dei 5 punti elencati, non si candiderà alle prossime elezioni. Non è una sua invenzione, ma è la brutta copia di quanto già proposto dai Repubblicani nelle elezioni americane del 1994.
Qui il suo one man show
-> https://www.youtube.com/watch?v=JIcSlkWWCtg
Negli anni qualcuno gli ha fatto causa, tra cui una vecchina romana di 78 anni per non aver visto aumentare la sua pensione (una delle promesse del Contratto): il Tribunale di Milano civile nel 2009 ha stabilito che il documento non ha valore contrattuale. 

13/05 La Casa delle Libertà vince alle elezioni nazionali.

11/06 Si costituisce il secondo Governo Berlusconi, il primo con al potere la Casa delle Libertà: Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord per l’Indipendenza della Padania – il nome per esteso era quello – .  
È stato il governo più longevo della Repubblica italiana (durerà fino al 2005), secondo solo al Governo Mussolini, se consideriamo i governi precedenti al ’45 dall’Unità d’Italia.

15-16/06. Punto G: genere e globalizzazione.
A un mese dal G8, a Genova, oltre mille donne in rappresentanza di 140 associazioni e movimenti femministi e femminili da tutto il mondo partecipano alla due giorni assembleare che si chiude con un corteo per le strade cittadine. Fino a questo momento, nonostante le donne nel movimento noglobal fossero attive e numerose, l’approccio neutro della critica al neoliberismo era stato dominante. Per approfondire
-> servizio di Arcoiris TV: https://www.arcoiris.tv/scheda/it/3905/
-> appello della giornata http://www.ecn.org/reds/donne/marciamondiale/marciaglobgepuntoG.html

22-24/06 Hackmeeting (Catania). Dal ’98 i cyber attivisti italiani si incontrano per programmare e sviluppare software liberi e progettare azioni di hackeraggio sociale. Sono gli anni di Linux. A Catania a giugno si presenterà il progetto autistici.org/inventati.org, e si incontrerà  il primo nucleo di Indymedia Italia, informalmente nato l’anno precedente. Si crea il media center per il G8
Per approfondire
-> http://www.hackerart.org/storia/hacktivism/3_4.htm
->http://www.hackerart.org/storia/hacktivism/3_4_6.htm 
Il meeting è ancora attivo e da un po’ di anni si svolge in CS di tutta la penisola (https://www.hackmeeting.org/).   
Nota: creare un media center a Genova significava portare circa 70 computer e hardware pesantissimi, e metri e metri di fili per le connessioni internet. Ruolo fondamentale nelle comunicazioni lo svolsero gli SMS (che allora costavano circa 0,2 centesimi), i cellulari iniziavano a diffondersi.

19 – 22/07 G8 GENOVA lascio a voi la ricostruzione nel dettaglio di quelle giornate. Io mi limito ad elencare:
19/07 Prima manifestazione. Corteo dei migranti, 50mila persone, nessun incidente. Concerto storico allo stadio Carlini di Manu Chao + 99 Posse. Sul palco Don Andrea Gallo.
20/07 Uccisione di Carlo Giuliani
21/07 Corteo unitario e conclusivo, partecipano 300mila persone. Scontri in più punti. Assalto alla Diaz e Bolzaneto.

Agosto: alla radio Sole, Cuore, Amore – Valeria Rossi, Xdono – Tiziano Ferro, Clint Eastwood – Gorillaz, e anche Down down down delle Lollipop, prima girl band italiana formatasi grazie al televoto del programma televisivo Popstar andato in onda in inverno su Italia 1.
Escono dei grandissimi album:
–           DAFT PUNK – Discovery
–           RADIOHEAD – Amnesiac
–           LAURYN HILL – Unplugged
–           VERDENA – Solo un grande sasso 

11/09 ATTACCO ALLE TORRI GEMELLE:
il mondo scopre l’esistenza dell’Islam, Osama Bin Laden e al-Qaeda. Io lo scoprii come al solito al TG delle 13.

22/09 Prima puntata di Amici – che fino al 2013 si chiamò Saranno Famosi poi credo qualcuno gli fece causa -.
Nello stesso mese Maria De Filippi cambia il format al suo programma di punta Uomini e donne e introduce la figura del/la tronista. Una delle prime troniste è Tina Cipollari –ancora nel programma come opinionista -. La figura del/la tronista avrà una grande influenza negli anni a venire, diventando un simbolo del Berlusconismo storico. Nel 2009 questo termine entra nei vocabolarî della lingua italiana. 

7/10 Terror on War George W. Bush attacca con l’appoggio della NATO l’Afghanistan, che si riteneva ospitasse l’organizzazione al-Qaeda, presunta responsabile per gli attentati dell’11 settembre.
Nei miei ricordi non avevo in mente particolari manifestazioni o proteste o voci di dissenso. Mi sbagliavo: il Movimento si era fatto in qualche modo sentire, ma c’era già qualcosa di diverso. La più grande manifestazione si tiene in UK: in piazza ci sono 20mila persone, e il Guardian la definisce la più grande manifestazione per la pace dagli anni ’70.
Qui l’articolo del Guardian del 13 ottobre 2001
->https://www.theguardian.com/world/2001/oct/13/afghanistan.terrorism5
L’organizzazione promotrice è Stop the War Coalition (https://www.stopwar.org.uk/about/ ) nata proprio per questa occasione e tutt’ora attiva – di recente si è fatta sentire per le manifestazioni organizzate per la visita di Donal Trump in UK – . Il presidente al momento è Brian Eno (!).
Degna di nota fu in Italia la Marcia per la Pace Perugia – Assisi del 14 ottobre 2001, storica manifestazioni del movimento pacifista italiano, quella del 2001 la più partecipata secondo gli organizzatori in quegli anni, che come da sua tradizione, metteva in cammino pacifisti, cattolici di larghe vedute e gente a caso sotto le bandiere arcobaleno per la Pace. 
+++++++++ 
Biden ha annunciato il mese scorso (maggio 2021) il ritiro delle truppe entro la data simbolica dell’11/09/2021. Sarà ritirato anche il contingente Nato (e i soldati italiani). 

Novembre: Si sciolgono i 99 Posse

Un anno assurdo si chiude così: quello che penso è che in qualche modo il 2001 sia stato il culmine di qualcosa in bene o in male e non è stato il G8 a distruggere il Movimento. Una stagione nata alla fine degli anni ’90 doveva pur finire in qualche modo, i segni che si andava verso altro c’erano.

2002 – 2008 BERLUSCONISMO (E L’ANTIBERLUSCONISMO) STORICO

2002

12/01 Si inaugura l’anno giudiziario. il Procuratore generale di Milano, Francesco Saverio Borrelli, lancia un chiaro appello contro gli attacchi alla magistratura da parte del Berlusconi II, che sta inanellando una serie di provvedimenti sulla giustizia per bloccare i processi che coinvolgono il premier.
“[…] Al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo, estremo baluardo della questione morale, è dovere della collettività resistere, resistere, resistere come su una irrinunciabile linea del Piave”. 

19/01 Primo Girotondo Gli intellettuali di sinistra giocano a giro girotondo davanti alle sedi da “proteggere” dagli attacchi del Governo Berlusconi II (Tribunali, Università, Sedi Rai…). 

25/01 Esce in Italia il Favoloso mondo di Amélie: il film era uscito in Francia il 25 aprile 2001, in Italia arriva l’anno dopo. Mathieu Kassovitz passa in un attimo da essere il regista di un film cult per il Movimento (L’odio, 1995) al fidanzato strambo di una ragazzina stramba, in una Parigi tutta zucchero e filtri vintage che Instagram scansati – perché ancora non esisteva -.
L’immaginario Ikea con le lucine in balcone e le poltroncine gialle deriva da qui. E la Parigi in b/n de L’Odio che fine ha fatto?
Sicuramente non è colpa sua, ma dei tempi che cambiamo. 
-> Mathieu Kassovitz e il malessere della periferia https://www.youtube.com/watch?v=3CCLYzjveXE
-> Mathieu Kassovitz e Parigi cartolina https://www.youtube.com/watch?v=JnSkdWNK0PQ

02/02 I girotondisti hanno un leader, Nanni Moretti, che parla come capo dell’Ulivo. Qui quando assalta il potere, in piazza Navona ->https://www.youtube.com/watch?v=LZ-J3eaHEO0

19/03 Marco Biagi, giuslavorista, viene ucciso dalle Nuove Brigate Rosse. Consulente chiamato per la modifica dell’articolo 18 dal ministro del Lavoro, Roberto Maroni, Biagi si sente da mesi minacciato e chiede la scorta. Scajola, Ministro degli Interni, la nega.
Scajola a luglio dopo la sua morte si dimette.

23/03 La Cgil porta in piazza tre milioni di persone a Roma in occasione dello sciopero generale contro le politiche del governo Berlusconi sulla riforma del mercato del lavoro.Il clima è molto teso, Berlusconi non modificherà mai lo statuto, lo farà Renzi dopo circa un decennio.

18/04 Editto Bulgaro 
«L’uso che Biagi… Come si chiama quell’altro? Santoro… Ma l’altro? Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga.». Silvio Berlusconi durante un viaggio a Sofia.
La risposta garbata di Enzo Biagi 
->https://www.youtube.com/watch?v=NZs06nHhl5ETra una roba e l’altra tutti i programmi dei tre citati furono chiusi. 

31/07 Legge Bossi-Fini
Non ci facciamo mancare nulla e viene promulgata la legge che inasprisce e criminalizza l’immigrazione.

09 -11 /11 Primo Social Forum europeo a Firenze
Cinque giorni con partecipazione da tutta Europa. Tra le 500mila persone e il milione in quei giorni. Il canto del cigno del Movimento à ->https://www.youtube.com/watch?v=MxPIw1xDols
Esce un bel album Quello che non c’è, Afterhours:
“La chiave della felicità è la disobbedienza in sé/
A quello che non c’è”

2003

14/02 Legge Biagi
Nonostante sia morto, Marco Biagi dà il nome ad una legge che ha inventato i contratti co.co.co, a progetto e altre amenità simili. Stiamo ancora ringraziando. Roberto Maroni è il Ministro del Lavoro. 

15/03 Manifestazioni internazionali contro l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti
In tutto il mondo ci sono manifestazioni contro il governo statunitense che ha deciso di attaccare l’Iraq. La causa formale è che il dittatore locale Saddam Hussein fosse un finanziatore della Jihad; la verità che tutti già sapevano era il petrolio. Fu coniata l’espressione “esportare la democrazia”. 

28/03 Riforma dell’istruzione Moratti Stiamo ancora ringraziando per aver introdotto l’alternanza scuola/lavoro -.-

16 /03 Omicidio di DAX Davide Cesare, militante antifascista milanese del Centro Sociale O.R.So di Via Gola, viene ucciso davanti al Bar Tipota, storico ritrovo della sinistra alternativa nel quartiere Ticinese, dai fratelli (anche il padre) Morbi, simpatizzanti fascisti. 16 coltellate.La notte nera di Milano. Dax odia ancora.Qui le puntate speciali di Radio Z- AM dedicata a Dax quest’anno
-> http://www.zam-milano.it/nuovi-significati-per-lantifascismo/

Il mio battesimo politico: l’Iraq e la Moratti (che mi accompagnerà spesso in questo ventennio).
Ho 15 anni. Mi ricordo i ragazzi – maschi, prima io mi ricordo che i compagni erano solo maschi o almeno nel posto che frequentavo io sì, ero femmina e piccola e non c’erano compagne – che parlavano di Genova come della Resistenza. Solo oggi scrivendo mi accorgo che non erano passati neanche due anni. Riflettendo, parlavano della loro giovinezza, la fine degli anni ‘90. Però non si poteva ancora andare a mangiare al McDonald’s senza sensi di colpa, cosa che mi è rimasta – dove abitavo io comunque non c’erano, eravamo liberi da tentazioni – e quando si compravano i vestiti dovevi guardare le etichette per capire in quale paese del mondo erano stati prodotti. Non fumavo e non bevevo, perché ero piccola e femmina e non volevo essere giudicata come quella che fa “la grande” per stare con i compagni tutti maschi. Non avevo comportamenti ammiccanti e mi vestivo in modo asessuato, visto che il modello di quegli anni erano le veline e le letterine. 

20/03 Inizio Seconda Guerra del Golfo
Partecipa anche l’esercito italiano.
->https://www.youtube.com/watch?v=rAVXN3R-OEE

Maggio. La prima may day parade a Milano 

15/11 – Social Forum europeo di Parigi. Partecipano circa 100 mila persone, ma le divisioni nel movimento sono già accentuate e a questo appuntamento viene meno “la base”.
->https://www.youtube.com/watch?v=a6Xos27lHpY

2004 

Il Berlusconismo arriva al suo culmine, l’Italia è dichiarata “parzialmente libera” dall’ Osservatorio Internazionali sulla libertà di parola e di stampa.
È l’anno in cui dà del kapò a Schulz in Commissione Europea, fa le corne nelle foto istituzionali, litiga furiosamente con Santoro, chiama in qualunque programma TV, racconta barzellette, canta con Apicella. (Si sente la nostalgia?) 
Un bellissimo Blob d’annata The Best of Silvio Berlusconi 
->https://www.youtube.com/watch?v=OBK6uYbKwrg 
Anche l’antiberlusconismo raggiunge l’apice; escono due album che mi perseguiteranno nelle manifestazioni dei successivi 15 anni:
–           MODENA CITY RAMBLES – ¡Viva la vida, muera la muerte!
–           BANDABARDO’ – Tre passi avanti. 
Qui il Concertone del Primo Maggio di quell’anno: per la prima volta non in diretta, ma in differita di 20 minuti per permettere alla Rai censure varie.Mezzo milione di persone in Piazza San Giovanni, c’erano ancora i pullman gratis della Cgil. Di seguito in scaletta proprio i Bandabardò e poi i Modena, con un brillante Claudio Bisio canta Bella Ciao con Cisco.
->https://www.youtube.com/watch?v=jaZTF5YcmWk 
Il frontman dei Bardabardò, Erriquez, è morto quest’anno. 

L’anno si chiude in bellezza, il 31/12 Roberto Dal Bosco, giovane muratore mantovano in viaggio di piacere a Roma, riconosce il premier Silvio Berlusconi mentre passeggia in piazza Navona. Colto da improvviso raptus di odio scaglia il treppiede della sua macchina fotografica contro il premier, causandogli un ematoma nella zona dell’orecchio destro. 

2005

Aprile
Elezioni regionali in 15 regioni.
Il centrosinistra vince in tutte le regioni, tranne Veneto e Lombardia – dove si riconferma per la terza volta Formigoni, esponente di Comunione e Liberazione e figlio di un comandante delle Brigate Nere, corpo ausiliare volontario delle Forze Armate della Repubblica di Salò (governerà ininterrottamente dal 1995 al 2013).
La sorpresa è Nichi Vendola in Puglia: per la prima volta la coalizione di centrosinistra sperimenta le primarie per scegliere il proprio candidato. E vince un attivista gay – non c’era ancora la sigla LGBTQ+ – del Partito della Rifondazione Comunista.

2006 

Berlusconi, il nemico numero 1, ricompatta la sinistra sotto la bandiera dell’Unione e perde.
Prodi premier, Bertinotti Presidente della Camera dei Deputati, D’Alema agli Interni, Rutelli ai Beni Culturali, Mastella alla Giustizia e Di Pietro alle Infrastrutture, uno squadrone.

Eravamo quasi felici: ho 18 anni, non voto perché sono nata in agosto, e l’Italia vince i Mondiali. “Beppe andiamo a Berlino” PO PO PO PO POOO PO (poveri White Stripes):
-> https://www.youtube.com/watch?v=7YCT4gghfAI
In finale contro la Francia, Zidane sclera e dà una testata a Materazzi, la vittoria arriva ai rigori. 

Esce Gomorra che farà scoprire al mondo il Litorale Domizio – posto incredibile, oggi completamente dimenticato, dove si trova ancora l’Antro Cumano, in cui la nota Sibilla vaticinava, e l’ingresso agli Inferi di virgiliana memoria – e le Vele di Scampia – che erano lì dagli anni ’70 -.Saviano è ancora sotto scorta e le Vele in demolizione.
Per un immaginario diverso sul Litorale Domizio, Liberato ->https://www.youtube.com/watch?v=eFl33a5AOtI

2008

A gennaio crisi di governo: la moglie di Mastella finisce agli arresti domiciliari. Si lamenta che la coalizione non lo appoggia e passa alla Casa delle Libertà.
Cade il governo.

FINE PRIMA PARTE


 II PARTE
La caduta dei Lehman Brothers e la Grande Recessione. Facebook & Whatsapp. Le primavere arabe e il Rojava, aria di agitazione. 

2008

13- 14/04 Si ritorna alle elezioni e vince il Popolo delle Libertà, nuova coalizione del centro destra praticamente uguale, contro il centro-sinistra che propone Walter Veltroni come premier.
È il secondo governo più longevo della Repubblica – 3 anni, 6 mesi e qualche giorno, grandi record…-
È l’anno dei grandi festini a Villa Certosa e Palazzo Grazioli, Topolánek nudo e le foto di Antonello Pireddu.

Successivamente, negli anni fino al 2011 e in ordine sparso, saliranno all’onore delle cronache le signorine ad Arcore, Noemi Letizia, Gheddafi che monta le tende a Roma, dove viene firmato il primo trattato con la Libia, e Ruby Rubacuori.
Veronica Lario, moglie legittima, è l’icona pop della sinistra parlamentare chiedendo il divorzio nel 2009.

Agosto – Boom di Facebook
Inizia la diffusione inarrestabile del Social Network. Scopriamo che c’è un modo di interagire con il resto del mondo al di fuori di Windows Messanger. Il numero delle visite a livello globale aumenta del 961% nel solo mese di agosto e nel trimestre successivo l’Italia sarà il maggior paese per incremento del numero di iscrizioni (+135%)

15/09 Caduta dei Lehman Brothers
La più grande bancarotta della storia statunitense. Il gruppo aveva accumulato debiti bancari per 613 miliardi di dollari, debiti obbligazionari per 155 miliardi e attività per un valore di 639 miliardi. Era solo il segno più evidente della Grande Recessione che colpirà tutto il mondo, iniziata l’anno prima e che si concluderà, parzialmente, solo nel 2013. 
Qui l’inizio di Capitalism, a Love Story di Micheal Moor ->https://www.youtube.com/watch?v=OE-YZpytwOI

4/11 Barack Obama Viene eletto il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti.
Yes, we can” è il leitmotiv della sua campagna presidenziale che ci perseguiterà anche negli anni successivi. Dagli osservatori americani viene definita la “Facebook election”: Obama aveva assunto come consulente della comunicazione l’allora 24enne Chris Hughes, cofondatore del social, già diffusissimo negli USA dall’anno precedente.

6/12 Omicidio di Alexis Grigoropoulos
Un ragazzo di 15 anni è ucciso ad Atene da una pallottola sparata da un agente di polizia nel quartiere Exarchia, quartiere di anarchici e della sinistra antagonista.
Iniziano giorni di fuoco e di protesta. In decine di città greche vengono occupate le università, le scuole. Il quartiere di Exarchia è il campo di guerra. L’anno dopo sarà l’anno della crisi economica, abbiamo tutte e tutti in mente le fila ai bancomat e i dipendenti statali che non vengono più pagati. La Grecia diviene lo spauracchio per tutta l’Europa mediterranea: “Volete fare la fine della Grecia?”
Questa è una delle cose più belle fatte per Alexis à ->https://www.motusonline.com/syrma-antigones/alexis-una-tragedia-greca/ 
P.S. Non gettateci altri lacrimogeni. Noi stiamo già piangendo.
(Dalla lettera degli amici di Alexis)

“C’È LA CRISI”
è la parola che ci accompagna nella vita di ogni giorno, all’università, al lavoro, negli spazi, nei rapporti. A vent’anni ti tagliano le gambe se non puoi immaginare, sognare, perché tanto “c’è la crisi”. Milano era un posto veramente triste con la Moratti e il suo sceriffo Decorato:
-> https://www.youtube.com/watch?v=ymzK0W5b7nk
Forse per questo oggi a trent’anni facciamo fatica a progettare: abbiamo interiorizzato questa spada di Damocle che sappiamo potrà caderci da un momento all’altro – come ci è caduta la pandemia -.
La maggior parte di noi non ha un lavoro, o se ce l’ha spesso non con tutele decenti, facciamo fatica con le relazioni. Avere una consapevolezza che un altro mondo è necessario e possiamo costruirlo è un processo lungo e tortuoso, manchiamo di immaginazione.
fare ancora i nostri imbarazzanti progetti con i pianeti che ci precipitano in cucina e ci disfano i letti
i letti matrimoniali in cui dormiamo da soli come cani investiti come i bambini mangiati dai democristiani
(…)
andiamo far la spesa là la lotta armata al bar la lotta armata al bar 
gli addetti alla fabbricazione del buon umore sono in cassa integrazione
(…)
cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zero?
->https://www.youtube.com/watch?v=ieukzYfsrP4 

2009

6/04 Terremoto Aquila.
Mio cugino è salvo per miracolo, ci portiamo ancora dietro le macerie. L’Italia conosce Bertolaso. Il palazzinaro Berlusconi mette tutte le sue forze in campo per donare agli aquilani le mitiche casette. Il governo decide che il G8 – previsto alla Maddalena – venga spostato all’Aquila, come le vecchie zie che ti fanno conoscere “casa nuova” appena messa a lucido.
È l’anno del Popolo Viola – Sardine ante litteram – e della nascita del Movimento 5 Stelle, con i B-Day e i Vaffa -Day, non direttamente collegati. Berlusconi è ancora il nemico numero 1. 
L’economia sprofonda e si inizia ad affacciare lo spauracchio dello Spread: il governo italiano non piace a nessuno e soprattutto alla BCE.

02/07 Viene approvato il cosiddetto “Pacchetto sicurezza” (Decreto Maroni):
tra le norme degne di memoria, l’istituzione delle ronde e del reato di immigrazione clandestina. Qualche mese dopo si apre una sanatoria per colf e badanti già presenti sul nostro territorio – la prima dal 2001 – ma molti non riescono a rientrarci.
L’introduzione del nuovo reato spinge tante e tanti alla disperazione che, ad un anno dalla legge, li porta ad occupare una torre a Milano in via Imbonati e una gru a Brescia per quasi un mese.

2011

Questo è un anno un po’ strano: è come se, a 10 anni da Genova, fosse ribollito un po’ troppo il sugo in pentola e tante piccole bolle esplodono nel mondo.
Li racconterò in ordine sparso:
viene fondato il centro sociale ZAM – Zona Autonoma Milano, si diffonde in modo capillare internet sui telefoni cellulari e diviene massiccio l’uso di WhatsApp con la creazione delle chat di gruppo, anche Facebook svilupperà nello stesso anno la versione da mobile.

In Tunisia, Egitto, Libia e Sira scoppia la cosiddetta Primavera Araba: ragazzi e ragazze molto giovani scendono in piazza in forme e mentalità diverse da quelle che noi occidentali conosciamo e che abbiamo ingabbiato spesso nei nostri paradigmi e ideologie.
Facebook gioca un ruolo importante nella trasmissione delle comunicazioni, che spesso i governi non riescono a censurare in tempo. Purtroppo dopo 10 anni le cose sono peggiorate e in questi Paesi troviamo personaggi più discutibili, se era possibile, di quelli che hanno sostituito.In Siria la situazione prende una piega diversa: le forze governative si trovano costrette a ritirarsi da tre aree abitate in prevalenza dalla minoranza curda, lasciandone, di conseguenza, il controllo territoriale alle milizie curde dell’Unità di Protezione Popolare (YPG).

L’anno dopo si formerà il Rojava, regione autonoma del Kurdistan siriano. Il Carta del contratto sociale per l’autogestione democratica nelle Regioni Autonome di Afrîn, Cîzire e Kobane – l’atto fondativo – è una delle cose più belle che si può leggere oggi:
->https://web.archive.org/web/20190119230837/https://eleuthera.it/files/materiali/carta%20del%20rojava.pdf
Qui una bella analisi sui principi cardine della Carta: il municipalismo libertario e l’ecologia sociale
-> https://roarmag.org/essays/pkk-kurdish-struggle-autonomy/

Pisapia è il primo sindaco di centro-sinistra a Milano dopo 18 anni. La sua campagna elettorale fu molto divertente.
Qui Il fantastico mondo di Pisapie che ci fa respirare un po’ l’aria di quei giorni, in cui sembrava che Milano sarebbe diventata un soviet (e purtroppo non è accaduto):
->https://vimeo.com/114153974.

L’economia è sempre più al tracollo: ci sono gli Indignados in Spagna e gli Indignati italiani, Occupay Wall Street negli USA. Nella Penisola Iberica lo slogan è “No es la crisis, es el sistema”, qualcosa che in qualche modo ricorda Genova
->https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/96/15M-ExcelenteRevulsivoImportanteH264-bien-6000-v1.6.ogv

Il 15/10 vengono chiamate le piazze italiane.
A Roma si scatenano violenza e repressione poliziesca: il primo intervistato nel video dice “Si è ripetuto Genova”:
-> https://www.youtube.com/watch?v=97Cd1dFkKfY 

12/11 Berlusconi è costretto a dare le dimissioni dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
I mercati e la BCE non danno più fiducia all’Italia da un po’, lo spread raggiunge il record storico di 574 punti di differenziale.
Si festeggia ingenuamente come la Liberazione:
->https://www.youtube.com/watch?v=97Cd1dFkKfY

16/11 Si insedia il governo tecnico presieduto da Mario Monti.

FINE SECONDA PARTE


III PARTE.
2012 -2021: Ballare sui cocci: il Modello Milano. La pandemia 

2012 

Governo Monti dura 1 anno e 5 mesi ed è composto da tecnocrati senza cuore. A parte la Fornero, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, che nello stesso mese, ottobre 2012, piange in conferenza stampa annunciando la riforma delle pensioni e qualche giorno dopo definisce i giovani disoccupati italiani con l’aggettivo choosy. 
Qui le sue due migliori performance
-> https://www.youtube.com/watch?v=s3Z5tfiJNf8https://video.repubblica.it/dossier/articolo-18/fornero-i-giovani-non-devono-essere-troppo-choosy/108533/106918 

A fine anno, non li sopporta più nessuno, perdono la fiducia e Giorgio Napolitano scioglie le camere. 

2013 

Un anno confusissimo: a febbraio si vota ma non vince nessuno. Non era mai successo dal 1945.
Ma abbiamo un altro record.  Sempre nello stesso mese, abbiamo anche l’onore di assistere ad una cosa più unica che rara: Papa Benedetto XVI rinuncia al papato.
Non accadeva da 598 anni, cioè dal 1415, dopo la ricomposizione dello scisma d’Occidente. Niente che ti sconvolga l’esistenza, però sintomo della confusione generale. Prende il suo posto un cardinale argentino che prende un nome strano Francesco (I): in mille anni nessuno ci aveva ancora pensato.
Insomma viviamo strani giorni.
La crisi sta finendo, Berlusconi il nemico numero 1 è andato in esilio e non sappiamo bene cosa stia succedendo.
In una canzone di quell’anno, Storia di un impiegato – non sto a spiegare la citazione – i Cani cercano di spiegare il mood di gente come me che, molto poco choosy, accetta lavori senza glamour.
Probabilmente perché ci hanno tolto subito la possibilità di sognare, non senza attacchi di panico:
->https://www.youtube.com/watch?v=bHxiUOw4YY0

Ad un certo punto ci troviamo il Governo Letta e non sappiamo neanche il perché. 

2014 – 2016

Il Partito Democratico è messo così: meglio di questo video esplicativo che si riferisce alle primarie di qualche anno prima non riesco a spiegarlo: ->https://www.youtube.com/watch?v=FW1ocdhNt_o
È proprio una differenza antropologica non ricomposta. Ad un certo punto ci troviamo Matteo Renzi al posto di Letta e non sappiamo neanche il perché. Mi ricordo solo ad un certo punto un “Enrico stai sereno… e un minuto dopo gli ruba la poltrona.
Dura 2 anni e 9 mesi, poi si suicida da solo.

In quei due anni, balliamo sui cocci: siamo positivi, Renzi si crede Obama, speranza e sogni sono le parole d’ordine e in qualche mese così si abolisce l’articolo 18 con il Jobs Act – anche il nome della riforma è un Obama tarocco e si riferisce all’acronimo di Jumpstart Our Business Startups Act, riforma promulgata nel 2011 dal governo statunitense-.

Fa il suo esordio Calcutta con Mainstream, che descrive così lo Zeitgeist: 
Salutami tua mamma che è tornata a Medjugorje
E non mi importa niente di tuo padre
Ascolta De Gregori
A me quel tipo di gente no non va proprio giù
Taranta, Celestini e BMW. 

Milano diventa la città- stato, vetrina di una Italia fresca e di nuovo appetibile. Governata da una sinistra diversa: macchine in sharing che si aprono con una app, grattacieli, nuovi quartieri, la Darsena, Expo.
È il place to be. Tutto quello che c’è stato, che stava diventando, è scritto in questo bel documento conclusivo del Comitato No Expo, il quale ha cercato per anni di decostruire la narrazione che si stava facendo di Milano e del Paese (https://www.noexpo.org/2015/11/04/nonostante-expo-la-realta-documento-di-fine-esposizione/
Nel nostro, Milano ha definito una città di fatto commissariata, pacificata (ma nonnormalizzata: e viene da chiedersi cosa succederà all’esplosione di questo paradosso),cooptata nella sua anima più critica e attiva, squilibrata dal punto di vista del lavoro e delreddito. Per sei mesi abbiamo assistito a un falso senso di cosa siano socialità e spaziopubblico, in una città di pieni e di vuoti. E parliamo dei quartieri e dell’urbanistica, di chi è di fatto destinato ad un abitare di merda, ad un lavoro stagionale e sottopagato, senzapossibilità di mobilità e di vivere in un ambiente che ne tuteli la salute.
Beh, leggere queste parole dopo la pandemia fa un certo effetto, soprattutto quando nel frattempo è diventato sindaco di Milano proprio il commissario di Expo, Giuseppe Sala.  

Nel 2015 nasce in Argentina NiUnaMenos – Non una di meno,
movimento politico transfemminista, intersezionale, antirazzista, antifascista, anticapitalista, autonomo da qualsiasi partito, che mira alla trasformazione radicale della società a partire dalla lotta contro la violenza maschile e di genere e contro le gerarchie sociali
(da https://nonunadimeno.wordpress.com/2019/04/20/comunicato-non-una-di-meno-e-un-movimento-politico-autonomo-da-qualsiasi-partito/). 

2017

Scrivendo mi ero persa in mezzo cosa era potuto succedere tra il Governo Renzi e il Governo Conte. Avevo saltato 1 anno e 5 mesi, la durata del Governo Gentiloni, formato per volere del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al fine di approvare una nuova legge elettorale, che non c’è stata.
Non ci fu roba più insignificante, ma subdolamente tremenda.
Viene, infatti, approvata la legge sull’immigrazione Minniti -Orlando (entrambi PD, rispettivamente ministro degli Interni e del Lavoro).
Qui i quattro punti principali incommentabili:
·       abolizione del secondo grado di giudizio per i richiedenti asilo che hanno fatto ricorso contro un diniego;
·       l’abolizione dell’udienza;
·       l’estensione della rete dei centri di detenzione per i migranti irregolari (CPR)
·       l’introduzione del lavoro volontario per i migranti.

2018-2019

Ormai siamo alla fine, ce li ricordiamo tutte e tutti questi ultimi due anni prima della pandemia.
Governo Conte I e II, Salvini e la sua macchina da guerra sui i social, Di Maio, i migranti tenuti ostaggio sulla Diciotti e Carola Rackete, i toni sempre più aggressivi e fascisti.
Instagram prende il posto di Facebook.

2020-2021

Pandemia e altre (brutte) cose.


Altri link:
https://www.supportolegale.org/?q=node/1172
https://www.ondarossa.info/redazionali/2021/02/verso-xx-g8-radiogap
https://www.ondarossa.info/redazionali/2021/03/verso-xx-g8-genova-stagione
https://www.ondarossa.info/redazionali/2021/04/verso-xx-g8-genova-stagione
https://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/2021/05/verso-xx-g8-genova-web-degli-anni-90-ecn
https://yewtu.be/watch?v=bC-dy_gp17c

PROCESSO POPOLARE – PT.2

Breve riassunto della prima parte (Febbraio 2020 – Giugno 2020, che trovate qui per intero, come recitato il 20 giu 2020) e seconda parte (da Giugno 2020 a Giugno 2021, data del secondo presidio sotto Regione Lombardia)


Da febbraio 2020 ad oggi abbiamo assistito, giorno dopo giorno, ordinanza regionale dopo ordinanza, al frantumarsi del mito dell’eccellenza sanitaria lombarda. Con 33 737 persone morte, la sola Lombardia conta 1/4 dei morti italiani per Covid-19 registrati.
Come si è arrivati a questa tragedia? Cos’è successo da febbraio 2020 ad oggi? E perchè è potuto accadere? La risposta è univoca: produci, consuma, crepa. Questo il credo di chi ci governa, alla regione e al comune.
Ecco solo alcune delle cose che NON avete fatto, e non si tratta solo di incompetenza, ma di una lucida linea politica che mette sempre al primo posto il profitto di pochi rispetto alla vita, alla salute, al benessere di tutti.
Aziendalizzazione della sanità, privatizzazione della cura, saccheggio ambientale, diffusione della paura a mezzo stampa e repressione poliziesca sono le vostre armi preferite.

Il tutto comincia a fine febbraio 2020: nelle stesse ore in cui si scopriva il “primo caso” a Codogno, dai vertici della regione Lombardia cominciavano a piovere ordinanze. Ordinanze contraddittorie e sanitariamente insensate: come la prima che decretava la chiusura immediata di scuole, musei, teatri, cinema e luoghi di cultura, che impediva manifestazioni e cortei MA lasciava aperti i centri commerciali (non i supermercati, i centri commerciali).
Anche il sindaco di Milano, in questa iniziale foga in cui l’unica cosa importante era far vedere agli elettori che qualcosa si stava facendo, a prescindere da cosa fosse, si sbraccia contro la chiusura del suo Comune, lanciando un video ed il tristemente noto “#milanononsiferma”. Come ripeterà a Maggio: “a Milano si LA-VO-RA”. Non c’è tempo per la cura. Allo stesso modo, la settimana della moda non verrà fermata, così come la partita Atalanta-Valencia (vero e proprio focolaio) che porterà al diffondersi del contagio nella bergamasca.
Quando si tratta di denaro, in questo sistema capitalista di cui i governanti fan parte, non si guarda alla salute di nessun*.
Ed è proprio per questo che la Regione Lombardia, pur potendo, deciderà di non dichiarare la zona rossa in Val Seriana e ad Alzano Lombardo, a differenza di quanto fatto a Codogno: si tratta di due vallate dove hanno sede alcune delle più grandi aziende lombarde, e Confindustria (quella che a Bergamo lancerà l’ashtag “bergamoisrunning” per non perdere investitori esteri) fa forti pressioni sui sindaci e sui vertici della regione. E’ così che i decessi in provincia di Bergamo aumenteranno a marzo del 568% rispetto agli anni precedenti, ed il virus raggiungerà il tasso di mortalità più alto al mondo.
Ma non è ancora abbastanza per Confindustria e i politici chini al capitale: quando il 23 marzo il governo Conte imporrà la chiusura, questa non riguarderà le cosiddette “attività essenziali”, individuate dal codice ATECO corrispondente. Moltissime imprese che avrebbero dovuto chiudere, rimangono aperte con un semplice escamotage. Fanno richiesta di deroga al Prefetto e la fabbrica resta aperta.
Nel mentre gli effetti della politica di tagli alla sanità pubblica, di aziendalizzazione della cura e la conseguente privatizzazione del settore sanitario (tre pilastri su cui si basa l’eccellenza lombarda da oltre 30 anni, grazie a Formigoni, Maroni e Fontana) si manifestano all’improvviso: gli ospedali già a metà marzo sono al collasso, non ci sono sufficienti posti in terapia intensiva e i medici “#eroi” sono costretti a decidere chi curare e chi lasciar morire. Gli ospedali sono diventati imprese (aziende sanitarie e aziende ospedaliere), e come tali il loro obiettivo è il profitto, non la cura.
C’era l’urgenza? Allora che si precettassero le cliniche e gli ospedali privati, quelli che avevano guadagnato dall’aziendalizzazione, privatizzazione e frammentazione del Sistema Sanitario Nazionale. Tra le altre ordinanze della giunta regionale, l’8 marzo si individuano le RSA come strutture adatte ad accogliere i pazienti COVID post acuti per cure extra ospedaliere. Conseguenza? I decessi per Covid-19 nelle sole RSA lombarde a fine aprile saranno ben 2 219. E ancora: continuano a mancare i tamponi, senza è impossibile tracciare la diffusione del virus, e quindi limitarla. Perché mancano? Oltre alla mancanza di un piano pandemico nazionale e regionale aggiornato, che avrebbe garantito la presenza dei dispositivi medici dove necessari, pesano le responsabilità dei direttori della sanità lombarda, come Luigi Cajazzo, che continuano a distribuire i DPI tra le ASST come prima della pandemia, senza tener conte delle emergenze locali.
In quello stesso periodo, mentre scoppiano le rivolte nelle carceri di tutta Italia, 21 milioni di donazioni vengono spesi per un ospedale che, dopo aver ospitato solo 5 pazienti, chiude ai primi di giugno 2020. Parliamo dell’ospedale in fiera che riesce solo a drenare personale da altri ospedali già funzionanti a pieno regime, aumentandone le difficoltà. Perché quei soldi non sono stati utilizzati per potenziare strutture già esistenti, o per assumere personale aggiuntivo?
Il 16 aprile, poi, si scopre che la DAMA spa, azienda del cognato del presidente Fontana, senza gara d’appalto si aggiudica la fornitura di 75mila camici per l’ammontare di 513 mila euro. Il cognato, per togliersi dall’imbarazzo, racconterà che si trattava di una donazione…ma si scoprirà che mente perché la richiesta di trasformare il contratto di fornitura in una donazione verrà inoltrata ad ARIA (azienda regionale degli acquisti) solo un mese dopo. Fontana decide di restituire, di tasca sua, parte dei soldi così persi al cognato…attingendo ad un conto corrente schermato in Svizzera (contenente 5 milioni di euro): da dove arrivano tutti questi soldi? Fontana è sotto indagine.
Pochi giorni dopo, a Gallera verranno offerti 20mila kit di test rapidi gratuti, ma l’assessore non risponde. Perché? Perché c’è un accordo con una società farmaceutica privata, la DIASORIN spa, che senza nessun concorso pubblico ha usufruito di strutture e risorse pubbliche per la creazione di questi test sierologici: non si poteva adesso venir meno all’accordo accettando test gratuiti. Sempre per via di questo contratto, i vertici della lega (da alcuni messaggi si evince il coinvolgimento di Salvini) faranno pressione sui comuni che in autonomia vorrebbero fare campagne di screening con test sierologici a proprie spese.
L’estate, grazie all’arrivo del sole e delle alte temperature, regala qualche settimana di tregua con abbassamento dei contagi. Si sarebbe potuto approfittare di questo preziosissimo momento per cominciare, finalmente, una campagna di tracciamento seria, al fine di evitare come poi è invece successo il risorgere dei contagi in autunno.
Ma, invece, d’estate non sarà fatto nulla: nemmeno i lavori che erano necessari negli ospedali per affrontare la prevista seconda ondata. Non solo: dopo 10 bandi, a Ottobre la Lombardia si trova ancora senza le dosi necessarie per garantire un’adeguata copertura anti-infuenzale. Sarebbe già grave in una situazione normale, ma durante una pandemia diventa un errore mortale: il vaccino, infatti, può evitare la necessità di ricovero di centinaia di persone, riducendo perciò il sovraccarico sulle strutture ospedaliere.

COSA ACCADE DA OTTOBRE IN POI? LA SECONDA ONDATA E I VACCINI ANTI-COVID

21 OTTOBRE: MANCANO ANCORA LE USCA!
In Lombardia sono attive 46 USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) su 200 previste: mancano medici e i pazienti a casa rischiano di non ricevere cure.
Quello delle USCA resta un tema irrisolto in Lombardia: dovevano essere dei team di medici preposti a fornire le cure ai pazienti positivi al Covid e sintomatici ma non ricoverati in ospedale. Una decina sono quelle delle province di Milano e Lodi, a Bergamo se ne contano 6 mentre a Brescia, dove avrebbero dovuto essere 25, ne sono state attivate solo 4 con 9 medici in servizio.

22 OTTOBRE:
LE RESPONSABILITA’ DI LUIGI CAJAZZO
L’ex dirigente della Sanità Lombarda, Luigi Cajazzo, è indagato dalla Procura di Bergamo insieme ad altri funzionari della Regione Lombardia nell’ambito dell’inchiesta con al centro la gestione della pandemia, le mancate zone rosse e in particolare il caso dell’ospedale di Alzano, prima chiuso e poi riaperto nell’arco di poche ore (fine Febbraio 2020).
Luigi Cajazzo è un ex poliziotto, che ha ottenuto la poltrona di direttore generale della sanità lombarda nel 2018 da Giulio Gallera in persona.
Era direttore generale anche quando, durante la prima ondata covid, in Lombardia si decise di continuare a distribuire dispositivi di protezione personale non negli ospedali in cui era in corso l’emergenza (Bergamo, Brescia pertinenza dell’ASST Bergamo Est) ma in quelli dove per consuetudine se ne mandavano di più (Lecco, Monza e Como, dove i casi di Covid erano pochi): all’ASST Bergamo est, ad esempio, arriveranno lo stesso numero di camici che arriveranno alla Valtellina, dove i positivi erano solo 8 (contro le diverse centinaia della bergamasca). Questa distribuzione irrazionale andrà avanti per settimane.
Mancano i tamponi per tracciare i contagi dentro gli ospedali, con la conseguente morte di 30 medici nella provincia di Bergamo: ARIA qui distribuisce 5 000 tamponi, contro i 10 000 di Lecco, di Como, di Varese, di Monza dove il contagio è minimo.
Cajazzo era al vertice dell’Unità di Crisi della regione Lombardia quando scoppia il caso dei caschi per l’ossigeno: dall’azienda ospedaliera Bergamo Est arriva la richiesta urgente, urgentissima (tra marzo e aprile 2020) dei caschi Cpap per tenere in vita pazienti ricoverati per Covid; richiesta che non arriverà mai all’azienda che li fornisce perché qualcuno si dimenticherà di mandargli la mail di richiesta.
La responsabilità del dis-funzionamento di questi organi è di Luigi Cajazzo e del suo vice Marco Salmoiraghi, entrambi indagati anche perché fautori dell’ordine di riaprire il pronto soccorso di Alzano dopo che il virus si è diffuso al suo interno (fine Febbraio 2020).
Che fine ha fatto Cajazzo?
E’ stato rimosso dal vertice dell’Unità di Crisi della regione Lombardia, ma è stato promosso a vice segretario generale della Regione con delega alla riforma della Sanità.

22 OTTOBRE: IL COPRIFUOCO
La richiesta di coprifuoco inoltrata a Roma dai vertici di regione Lombardia diventa realtà. La circolazione in tutte le lande della nostra soffocante pianura sarà impossibile tra le 23 e le 5.
Fontana cerca di correre ai ripari, cioè di fuggire alle proprie inadempienze e incapacità.
La regione identifica l’individuo come unico responsabile dei contagi, quindi la migliore arma in assoluto diventa il rispolverare pratiche di guerra per reprimere i comportamenti individuali. Giustamente si pensa di sconfiggere il virus sopprimendo ogni brandello di libertà invece che supportare il sistema sanitario e rivedere la governance della società in maniera etica e solidale.
Qual è il senso di impedire la circolazione dalle 23 alle 6 del mattino? L’esercizio del potere è la risposta. Questa intenzione non è nemmeno celata dal governatore Fontana che in un intervento dice: “Questo provvedimento è anche simbolico, dobbiamo dare un duro colpo alla movida selvaggia, dato che non riusciamo a controllare la popolazione”. Quindi polizia, esercito e tutte le altre forze dell’ordine come risposta alle vitali esigenze per contrastare la seconda ondata di contagi.
Storia già vista, come quando alla mancanza di abitazioni si risponde con gli sgomberi; o come quando alla mancanza della cittadinanza si risponde con la detenzione amministrativa.
I luoghi della socialità, dell’istruzione e della cultura non dovrebbero essere visti come sussidiari, dovrebbero valere come vitale linfa per le nostre vite. La solitudine diventa imperante in questo stato d’emergenza dove le restrizioni riguardano solo ciò che di libero desideriamo svolgere, senza coinvolgere mai le attività produttive.

26 OTTOBRE MEDICI E INFERMIERI: IN QUARANTENA MA SOLO DOPO L’ORARIO LAVORATIVO
La Lombardia introduce per i lavoratori della sanità la ‘quarantena part-time’. Se un lavoratore della sanità è venuto a contatto con una persona positiva al Covid-19 è tenuto a stare in quarantena durante il suo tempo libero, quando torna a casa, ma può e deve recarsi al lavoro!
Queste le indicazioni contenute in una circolare della direzione generale dell’assessorato al welfare della Regione Lombardia, inviata alle Direzioni Generali di Ats, Asst: “Si precisa che gli operatori sanitari durante il periodo di sorveglianza attiva sono tenuti a rispettare la quarantena nelle restanti parti della giornata, ovvero nel tempo extra lavorativo“.
Scelta incosciente e pericolosa sia per la salute delle lavoratrici e dei lavoratori che dei cittadini tutti e che fa ridiventare gli ospedali luoghi non sicuri e fonte di infezione, con il personale sanitario nel ruolo di involontario untore.

LOMBARDIA DI NUOVO IN LOCKDOWN!
Il teatrino tra il governatore Fontana, il premier Conte e il sindaco Sala si ripropone a Ottobre come a Marzo: prima Fontana non vuole la zona rossa ed il lockdown, poi lo vuole ma solo se nazionale, poi il lockdown del governo è uno “schiaffo ai lombardi annunciato all’ora di cena”, poi frigna perché la Campania non è zona rossa…ed il sindaco Sala segue a ruota le idiozie di Fontana, dichiarando (27 ottobre): “Ho appena ricevuto un messaggio sms di un virologo di cui mi fido molto, che dice ieri c’erano circa 80 pazienti intubati a Milano e 200 in Lombardia. La conclusione è che anche nella peggiore delle ipotesi avremmo 10-15 giorni per decidere un eventuale lockdown”.
E nel mentre che si perde tempo prezioso, si diffonde nuovamente il contagio: ma adesso è peggio che a Marzo, perché davanti a noi non abbiamo l’estate, ma mesi di freddo.
Il 25 OTTOBRE, mentre ci veniva spiegato che un altro lockdown non era fattibile, venivano confermati quasi 16 000 casi di coronavirus. Mentre Conte diceva di non voler nemmeno sentir nominare il lockdown, a Napoli gli ospedali erano pieni da più di due settimane, e si stava concludendo una settimana durissima per il sistema sanitario sardo.
Una settimana dopo, l1 novembre, dopo una settimana di inazione sia da parte del governo che delle regioni, i casi totali sarebbero saliti a 26 225.  E dopo ancora una settimana, l’8 novembre, si contano 32225 casi positivi. In queste due settimane, i morti totali saranno 3 368. Ci si sta velocemente avvicinando al picco dell’ondata di ottobre-novembre 2020.
Elencare questi numeri non ha solo una funzione retorica: indica l’effetto materiale dell’attesa della autorità, anche nelle settimane ancora precedenti, quando misure iperlocali potevano fare la differenza, quando ci si poteva ancora sforzare per rinforzare i meccanismi di tracciamento in tutto il paese.
Il nuovo DPCM, quello delle “zone rosse”, arriverà solo il 5 novembre.
Senza la messa in discussione del modello economico e sanitario, il lockdown crea solo ulteriore povertà, malessere psicologico e fisico, emarginazione, disuguaglianza sociale. Il lockdown non basta, serve tornare a investire nel welfare, serve garantire la sicurezza sui trasporti pubblici aumentando le corse, serve chiudere le fabbriche luogo di contagio e garantire ai lavoratori e alle lavoratrici il necessario per vivere.
Che siano i ricchi, che siano le grandi aziende
che in questi mesi hanno lucrato sulla nostra salute e sulla nostra reclusione domestica a pagare!
Grandi imprese della logistica (come Amazon), case farmaceutiche (come DIASORIN), grande distribuzione e supermercati: ecco chi ha guadagnato dall’epidemia e dalle misure governative. Cosa aspettiamo a redistribuire la ricchezza da loro accumulata?

NOVEMBRE 2020: CI MANCANO GLI INFERMIERI
Che ne servivano decine di migliaia in più anche prima della pandemia era evidente a chiunque avesse mai provato a prenotare una visita con il SSN: manca non solo il personale infermieristico, ma anche medici e strumentazioni. I piani per aumentarne il numero e contrastare il coronavirus non sono bastati o sono falliti. Anni di mancati investimenti e di tagli di spesa sul servizio sanitario nazionale hanno portato a una grave carenza di personale medico che è diventata evidente durante la prima ondata dell’epidemia da coronavirus e che, nonostante molti proclami e annunci, non è stata risolta in vista della seconda. A mancare sono tante figure professionali, dagli anestesisti ai medici di famiglia: ma tra quelle di cui si è sentita più l’assenza negli scorsi mesi ci sono gli infermieri, una delle categorie contemporaneamente più sottodimensionate in Italia e più importanti nella gestione di un’epidemia, negli ospedali come nelle RSA.
Le stime sugli infermieri che mancano al sistema sanitario nazionale variano a seconda delle federazioni o dei sindacati che le calcolano, ma in linea di massima se ne stimavano 50mila in meno rispetto al reale fabbisogno prima dell’epidemia.
Nelle settimane del lockdown gli/le infermier*, insieme ai/alle medic* delle terapie intensive, erano stati eletti a simbolo dell’eroica resistenza all’epidemia. I loro sforzi, i turni sfiancanti e il sacrificio personale erano stati ampiamente raccontati e celebrati, con l’implicita promessa che le cose sarebbero cambiate una volta superata l’inattesa prima fase della pandemia. Ma non è stato così. Dopo la prima ondata, il governo ha cercato di aumentare il personale con nuove assunzioni ma si parla di contratti scandalosi, a tempo determinato o come libero professionista a 16 euro l’ora. E infatti molti bandi degli ospedali sono andati deserti. La prospettiva di lavorare in un luogo ad alto rischio come un ospedale, con un contratto di pochi mesi e senza tutele in caso di malattia, è una prospettiva poco attraente per molti.
Per ogni infermiere c’è una media di 11 pazienti, l’ideale sarebbero 6
. La carenza di infermieri negli ospedali è ancora seria ed è aggravata oggi dal fatto che, mentre i reparti Covid stanno tornando ad affollarsi, gli ospedali devono continuare a garantire le cure agli altri malati. Alcune prestazioni ordinarie che a marzo, aprile e maggio erano state rimandate, sono diventate ora urgenti, per l’aggravarsi dei pazienti.

L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO
Sono 65 i giorni di sforamento del limite di PM10 nel 2020 a Milano (contro i 35 quelli consentiti da legge). Di questi, ben 11 nei primi 15 giorni di novembre. Le malattie respiratorie derivanti dall’inquinamento in pianura padana sono uno dei motivi di vulnerabilità al coronavirus della popolazione lombarda, e quindi uno dei motivi per cui l’epidemia ha colpito così duramente la regione. La necessità di respirare un’aria pulita dovrebbe essere, soprattutto in questi mesi, centrale nelle politiche regionali.
Invece la giunta di Sala e la Regione Lombardia hanno agito in maniera opposta: mancato piano di rinforzo del trasporto pubblico, un misero piano di mobilità alternativa (dopo qualche ciclabile, null’altro è stato fatto per ridurre il numero di auto private in circolazione), prolungamento della sospensione delle aree B e C. Ed il fatto che il nuovo lockdown non abbia inciso sui livelli di polveri sottili, potrebbe farci capire che un lockdown in cui si deve andare a lavoro e non ci sono i mezzi pubblici per farlo, sta peggiorando soltanto la situazione.

1 NOVEMBRE: TOTI, GLI ANZIANI E IL VALORE PRODUTTIVO DELLE PERSONE                                                                                                                          Breve storia triste. Il presidente leghista della Liguria esterna la sua opinione non richiesta sul covid e sugli anziani:
Solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate.
Non sono necessari ulteriori commenti.

2 NOVEMBRE: SCIOPERO NAZIONALE INFERMIERI
Contratti non rinnovati, paghe più basse d’Europa, enormi carichi di lavoro per mancanza di personale. Le richieste avanzate riguardano massicci investimenti per assunzione di personale a tempo indeterminato, adeguamento contrattuale e retributivo alla media europea, coinvolgimento nelle scelte di tipo organizzativo, potenziamento dell’assistenza territoriale (a partire dal piano USCA), riconoscimento di un’indennità infermieristica mensile. La questione del collasso dei reparti di medicina e delle sale rianimazione è legata soprattutto all’assenza di personale per far funzionare le strutture a disposizione.
La cosa più efficace sarebbe stata il potenziamento dei dipartimenti di prevenzione territoriali e l’attuazione di un serio e stabile piano di assunzioni e non riciclare sempre lo stesso personale.
Nella crisi lombarda, in particolare, pesano due scelte scellerate di Regione Lombardia:
– lo spostamento di personale tecnico nell’ospedale in Fiera, per far funzionare il quale si chiedono unità agli ospedali, a loro volta in deficit di personale;
– la misura della “quarantena part-time”, per cui se un lavoratore della sanità è venuto a contatto con un positivo Covid-19 è tenuto a stare in quarantena solo durante il proprio tempo libero. 

15 NOVEMBRE: I MEDICI DI NIGUARDA SULLA SECONDA ONDATA 
L’ospedale Niguarda è stato scelto come hub covid dalla regione Lombardia. Durante la prima ondata, l’ospedale era totalmente impreparato a ospitare pazienti contagiati. Ci si sarebbe aspettato che, nei mesi estivi, con lo svuotamento delle terapie intensive, fossero state messe a punto le misure di sicurezza che erano mancate nella prima ondata.
Ma non è così. Dentro l’ospedale, l’area “pulita” è separata dall’area “sporca” da un nastro adesivo messo a terra. Non c’è la ventilazione adeguata per le terapie intensive: ci sono solo delle vecchie finestre in un padiglione degli anni ’30. Non ci sono nemmeno sufficienti prese elettriche. Durante l’estate i lavori di ristrutturazione hanno riguardato solo i vialetti esterni.
E non è tutto. Da marzo a oggi, nessuno ha fatto uno screening sistematico degli operatori sanitari. E’ così che i pazienti si positivizzano in ospedale, contagiati dal personale sanitario che, lo ricordiamo, deve fare la quarantena solo nel proprio tempo libero. Stessa situazione anche al Policlinico, al San Carlo, al Sacco e in altri ospedali milanesi.
Riportiamo un estratto della lettera mandata dai medici del Niguarda a Fontana:
Oggi a Milano il sistema di tracciamento dei contagi è inefficiente e si riflette in uno spreco di risorse pubbliche enorme. I contatti da parte di ATS per la sorveglianza dei positivi sono in ritardo di settimane, arrivando al paradosso che i cittadini contagiati vengono contattati alla fine del periodo di isolamento domiciliare. Questa falla nel tracciamento lascia alla responsabilità individuale il compito di isolarsi e comunicare la propria positività ai contatti a rischio, senza alcun intervento effettivo da parte delle istituzioni. Tutto ciò ha delle conseguenze gravissime sul sistema sanitario regionale, sulla diffusione della pandemia e sulla salute dei cittadini. L’inefficienza del sistema di identificazione e tracciamento da parte di ATS porta ad un incremento esponenziale dell’utilizzo dei servizi di screening privati (tamponi ed esami ematici sierologici) che colmano la mancanza di accessibilità ai servizi pubblici. La speculazione della sanità privata, con l’indiretta ma concorrente complicità della mala gestione sanitaria pubblica, è inaccettabile.
I fondi per la gestione dell’emergenza dovrebbero essere equamente suddivisi tra: il potenziamento dei sistemi di cura (ampliamento dei posti nelle terapie intensive e ottimizzazione delle misure a sostegno degli ospedali pubblici e del personale sanitario) e i sistemi di prevenzione. Alla dirigenza della sanità pubblica lombarda sfugge che la cura, ad un fenomeno pandemico di questa portata, è data primariamente dalla prevenzione, così come raccomandato dalle Linee Guida dell’OMS, mentre il trattamento dei malati è molto più complesso e dispendioso. La nostra impressione è che gli sforzi e gli investimenti riservati alla cura dei malati, non siano equamente bilanciati sul fronte della prevenzione
.”

22 NOVEMBRE, STATO DI AGITAZIONE AL S. PAOLO E S. CARLO: NE’ EROI NE’ CODARDI
La pandemia è in corso ormai da più di 8 mesi e il numero dei deceduti nella sola regione Lombardia ha superato le 20 mila persone, in tutta Italia le 50 mila. I responsabili di queste morti e del tracollo della sanità hanno nomi e cognomi e siedono ai vertici, centrali e regionali, e nelle sedi dei grandi imprenditori. Dalla prima ondata è evidente che questi vertici non abbiano imparato nulla, o meglio che non abbiano voluto imparare nulla, mettendo sempre gli interessi di pochissimi davanti al bene collettivo.
A non aver voluto imparare nulla è stato anche il direttore generale Matteo Stocco, di Forza Italia, del San Paolo e del San Carlo, l’ennesimo tassello del fitto potere delle destre ai vertici di tutte le aziende sanitarie della Lombardia. Da una lettera firmata da 50 operatrici e operatori sanitari del San Paolo e San Carlo viene fuori uno squarcio di questa tragedia, che poteva essere assolutamente evitata:
Contro la nostra volontà e, soprattutto, contro la nostra coscienza umana e professionale, ci vediamo forzati a dilazionare l’accesso a terapie e tecniche potenzialmente curative (intubazione orotracheale e ventilazione non invasiva) e non poter trattare tempestivamente, con adeguata assistenza e in ambiente appropriato, tutti i pazienti che ne potrebbero beneficiare”.
Mancano i mezzi tecnici, come i posti letto, e mancano i mezzi umani, come professionisti preparati e formati. Le nuove assunzioni degli ultimi mesi sono più che altro andate a integrare i pensionamenti, ed i neolaureati che sono stati buttati nei reparti d’urgenza non hanno l’esperienza e la formazione necessaria. Ancora una volta, ci si chiede cosa sia stato fatto durante l’estate. Perché non siano stati fatti corsi di formazione al personale ed estesi i contratti a chi era stato chiamato per la prima ondata.
E’ così che la mancanza cronica di medici anestesisti, ad esempio, li costringe a scegliere tra chi curare e chi lasciar morire.
Un* infermier* sale sul tetto del Dipartimento emergenza-urgenza del San Carlo per appendere uno striscione e urlare la sua verità alzando le braccia, altri manifestano e protestano.
La risposta di Stocco: pressioni sul personale affinché ritiri le firme. Pressione agita tramite ricatti lavorativi e il licenziamento della primaria del reparto da cui è partita la protesta. Il tutto in piena emergenza Covid, con 350 posti letto già occupati, le barelle che si trasformano in letti e le sale di attesa in reparti.
E’ indetta una giornata di sciopero per il 14 dicembre.                                                                 

18 NOVEMBRE: CAOS CAMPAGNA ANTINFLUENZALE IN PIENA PANDEMIA
A giugno 2020, il ministero della salute fa sapere di aver “pubblicato la Circolare Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021, elaborata dalla Direzione Generale della Prevenzione sanitaria“. Vista l’attuale situazione epidemiologica relativa alla circolazione di Covid 19, il documento raccomanda di anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale a partire dall’inizio di ottobre.
11 novembre, mercoledì, esattamente 41 giorni dopo, in Lombardia la campagna di vaccinazione antinfluenzale è totalmente in alto mare. A dirlo, da tempo, sono i numeri, sono i medici e sono i sindaci dei comuni lombardi. Regione Lombardia non riesce a garantire i vaccini ai cittadini, anche i più fragili, che ormai sono esasperati, così come lo sono i medici. Ormai in molti sono costretti a pagarli di tasca propria rivolgendosi ai privati. Le dosi sono insufficienti, inferiori addirittura agli obiettivi già al ribasso che la Regione si era posta.

25 NOVEMBRE: REGIONE LOMBARDIA PERDE ALTRI 150MILA VACCINI ANTINFLUENZALI
Vaccini che avrebbero dovuto esserci e invece non ci sono più. Sono i vaccini che avrebbe dovuto procurare la società Studio Dr. Mark & Dr. D’amico Srl che si era aggiudicata la decima gara della confusa rincorsa con cui Regione Lombardia prova (e non riesce) ad accaparrarsi le dosi da garantire almeno alla fascia più esposta della popolazione. Un bando lampo che è rimasto aperto solo 24 ore e che aveva fatto subito discutere dopo che si è scoperto che un piccolo studio dentistico di Bolzano aveva vinto la fornitura promettendo dei vaccini provenienti dall’India attraverso un intermediario turco e nonostante la società non avesse nemmeno i requisiti per partecipare al bando.                                  

25 NOVEMBRE: FORMIGONI COME PONZIO PILATO
Si lava le mani delle sue responsabilità
e in una intervista assolutamente NON richiesta dichiara: “Con Maroni devastata la medicina di base a favore degli ospedali. La sanità lombarda indebolita da lui, non da me“.
Eletto nel 1995 presidente della Lombardia, Formigoni è il regista della legge regionale n.31 dell’11/7/1997 che rivoluziona la sanità lombarda, il privato entra prepotentemente nel Servizio Sanitario Regionale, formalmente per cooperare alla pari con le strutture pubbliche, nei fatti per essere supportato e foraggiato dal pubblico, riservando per sé i settori più remunerativi della sanità e dell’assistenza, quali ad esempio i reparti di alta specializzazione in cardiologia o le RSA lasciando al pubblico la gestione dei settori meno redditizi quali ad esempio i servizi di pronto soccorso e la psichiatria.
La riforma sancisce la separazione in aziende differenti: aziende di servizi sul territorio e aziende ospedaliere, con un continuo impoverimento dei primi sia in risorse materiali che umane. Anche le assunzioni del personale vengono orientate in modo da potenziare alcuni reparti più remunerativi e abbandonare ulteriormente a se stessi gli altri. Sono ridotti i controlli regionali sulle strutture accreditate e molti servizi vengono esternalizzati.
Viene lasciata mano libera all’esercizio della professione privata da parte dei medici dipendenti delle strutture pubbliche, che cresce fortemente e che diventa il modo più semplice per ovviare, da parte di chi può pagare, alle liste d’attesa che aumentano proprio sotto la gestione Formigoni.

CONSUMARE PRIMA DI TUTTO – NATALE 2020
Gli ospedali sono al collasso. Ma i 23 000 morti che a fine novembre pesano sulla coscienza della giunta lombarda non bastano a portare l’attenzione dei media e della politica sui temi urgenti e importanti.
E’ così che il dibattito si sposta su come tenere aperti i negozi per le compere di natale. Attenzione: non si cerca di ottenere una “tregua” dal lockdown nei giorni di natale, bensì nelle due settimane prima di Natale.
Lo scopo non è permettere la socialità e il momento di ritrovo, né permettere i festeggiamenti: lo scopo è permettere il consumo. Se non fosse ancora chiaro, per chi ci governa siamo consumatori, non persone. Come andrà a finire? Il 13 dicembre Basilicata, Calabria, Lombardia e Piemonte passeranno in area gialla, fino al 24 dicembre: regioni e Confindustria ancora una volta riescono a mettere in secondo piano la salute dei propri cittadini per incrementare i profitti.                                          

15 DICEMBRE: “ANCHE SE QUALCUNO MORIRA’, PAZIENZA”
Queste le parole pronunciate da Domenico Guzzini, presidente di Confindustria Macerata, al convegno “Made for Italy per la moda”.
Riprendiamo le parole del comunicato del CSA Sisma di Macerata:
Le dichiarazioni di Guzzini hanno senza dubbio un sinistro merito, per il quale dovremmo per assurdo ringraziarlo, se non fosse per i loro tragici risvolti: esplicitano il pensiero che l’associazione degli industriali ha sempre avuto nel corso dell’attuale fase di crisi. E lo fanno brutalmente, togliendo per una volta il velo sul disprezzo per la vita umana e sulla violenza quotidiana della classe dominante. Confindustria fin dal primo momento ha svolto un ruolo nella gestione politica dell’emergenza, con le scelte del governo al servizio del tristemente noto “produci, consuma, crepa”. Ciò che conta è il capitale e i grandi profitti, se questo costerà qualche vita… pazienza.
Sono gli stessi industriali che non vogliono la patrimoniale, che vorrebbero far cadere il peso della crisi sui lavoratori e le lavoratrici e per i quali le aperture/chiusure sono negoziabili puramente in termini economici, al servizio dei grandi interessi.
L’emergenza sanitaria che stiamo attraversando è un fenomeno tutto interno alle dinamiche del sistema capitalistico, conseguenza dello smantellamento del sistema sanitario pubblico e della progressiva privazione del diritto universale alla salute. Il virus è il capitalismo, ma i capitalisti vorrebbero farci credere che saranno loro a salvarci.

3 GENNAIO: VACCINI IN LOMBARDIA – PRONTI, PARTENZA E RITARDO!
Dopo il vax day del 27 dicembre, la “fase 1” del piano vaccinale contro il coronavirus parte a rilento.
Un numero di somministrazioni che vede l’Italia al settimo posto in termini assoluti nella graduatoria mondiale. Ferie arretrate, carenza di personale sanitario, siringhe inadeguate sono alcune delle spiegazioni fornite dalle Regioni finite sotto accusa.
In particolare la Lombardia dopo una settimana rimane l’ultima regione per somministrazioni, avendo effettuato solo il 3% dei primi 80mila vaccini a disposizione.
Ma l’assessore alla Sanità lombardo Giulio Gallera non ci sta: “Agghiacciante una simile classifica. Per non parlare di quelle regioni che hanno fatto la corsa per dimostrare di essere più brave di chissà chi.
Frasi paradossalmente pronunciate da chi pochi mesi prima faceva a gara per dimostrare che la sanità lombarda era meglio.
Gallera spiega che la campagna vaccinale partirà in Lombardia solo il 4 gennaio con «Abbiamo medici e infermieri che hanno 50 giorni di ferie arretrate. Non li faccio rientrare in servizio per un vaccino nei giorni di festa».
Ma a quanto pare queste scuse agghiaccianti (notare come ancora una volta il governo regionale si lava le mani dalle proprie responsabilità, stavolta dando la colpa ai medici in ferie) per la prima volta non sono condivise dal resto della giunta lombarda. Dai vertici leghisti giunge la sfiducia: «Non sta né in cielo né in terra la scusante dei medici in ferie. Non possiamo ritardare le vaccinazioni con una giustificazione simile»

6 GENNAIO: GALLERA SILURATO PER RIPULIRE L’IMMAGINE DELLA GIUNTA                                                                                 Martedì mattina il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha annunciato che nei prossimi giorni cambieranno alcuni assessori del governo regionale lombardo, sostenuto dal centrodestra e guidato da Attilio Fontana, della Lega. Giulio Gallera, assessore al Welfare in quota Forza Italia, divenuto molto conosciuto durante l’epidemia da coronavirus, da mesi al centro di critiche e controversie riguardo alla gestione dell’emergenza viene sostituito da Letizia Moratti, ex ministra dell’Istruzione e sindaca di Milano dal 2006 al 2011. Ve la ricordate? Nuova assessora, stessa MERDA!

15 GENNAIO:
FONTANA FA RICORSO MA POI SCOPRE CHE L’ERRORE E’ SUO                     
La Lombardia è pronta a presentare ricorso contro la decisione del governo di collocare la regione in zona rossa. “Non condividiamo la scelta di inserire la Lombardia in zona rossa per cui, qualora dovesse arrivare questa ordinanza, proporremo ricorso“, strimpella il presidente della regione, Fontana.
Peccato che poi si scoprirà che è stato Fontana a mandare i dati sbagliati al Ministero…Fontana e Moratti negano che i dati fossero sbagliati, ma la notizia è stata confermata in un lungo comunicato stampa diffuso dal ministero della Salute.
Che dire, un buon inizio per l’assessora Moratti: dal duo della vergogna al duo comico!

18 GENNAIO: I VACCINI IN BASE AL PIL
Ripartire i vaccini anti-Covid anche in base al Pil della Regione: questa la richiesta della NEO assessora lombarda Letizia Moratti al commissario Arcuri. “Qui tante imprese, se si aiuta la ripresa si contribuisce alla ripresa del Paese“. Fontana concorda: “Richieste estremamente coerenti e logiche“.                                                                                          
Letizia Moratti non ha aspettato troppo per rivelare la sua idea di società: più vaccini ai più ricchi.
Ricordiamo ai capitalisti e agli smemorati che la salute è un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione. Non un privilegio per chi ha di più!

2 FEBBRAIO: ARRIVANO I RINFORZI!
Guido Bertolaso nominato consulente per la gestione delle vaccinazioni in Lombardia
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Dopo l’”egregio” lavoro di consulenza iniziato nel marzo del 2020 con la realizzazione dell’ospedale di emergenza all’interno della Fiera di Milano, adesso il grande amico di Berlusconi ottiene un nuovo incarico. Nel mentre, l’ospedale in fiera è stato considerato da medici ed esperti assolutamente inutile e dannoso (in quanto per riempirlo si sono drenate risorse umane già scarse da altri ospedali pienamente funzionanti) e infatti per questo praticamente inutilizzato.

VACCINO SI’, VACCINO NO, VACCINO BOH: E’ COLPA DEL PORTALE
10 marzo 2021:
ennesima falla nel sistema informatico gestito dalla società regionale Aria Spa.
Stiamo mettendo mano nel sistema informatico sulla gestione delle vaccinazioni perché qualcosa non ha funzionato. Quella dei vaccini non deve essere una corsa a chi arriva prima, ma una campagna fatta in modo sensato” così il presidente Fontana, pochi giorni dopo aver promesso insieme ai suoi soci Letizia Moratti e Guido Bertolaso di fare il miracolo vaccinando 8 milioni di lombardi entro giugno. 
Ma ripercorriamo gli eventi:
A gennaio le Poste Italiane offrono alla Regione Lombardia a titolo gratuito tre tipologie di piattaforme per la prenotazione dei vaccini: il cittadino avrebbe potuto prenotare il vaccino scegliendo luogo e data della vaccinazione. La regione però, quindi in questo caso Bertolaso in primis, vuole un “portale di adesione”: il cittadino si prenota e solo dopo gli viene comunicata data e ora per la vaccinazione.
Perché questa scelta? Probabilmente perché a gennaio la Lombardia non era pronta logisticamente a gestire la campagna di vaccinazione (d’altronde, Gallera era impegnato con le ferie dei medici, poi a farsi licenziare e dopo di lui Moratti pensava a distribuire i vaccini in base al PIL regionale…non c’era tempo di pensare agli anziani da vaccinare!).
E’ così che Bertolaso chiede alle poste di modificare il loro sistema gratuito, ma poste dice di no e allora…Bertolaso gira la richiesta ad ARIA. Che accetta l’incarico per 18 mln di €, e poi però si ritrova in pochi giorni a dover costruire da zero un portale che possa gestire le prenotazioni di 10 mln di abitanti.
E accade l’ovvio:
sms inviati in ritardo, anziani chiamati a vaccinarsi a centinaia di chilometri dalla propria residenza e dal centro vaccinale più vicino, errori nelle convocazioni che portano o a sovraffollare i centri vaccinali o ad averli vuoti col rischio di buttare migliaia di dosi di vaccino inutilizzate, lasciando alle singole Asst o ai sindaci il compito di arrangiarsi per risolvere i problemi: così accade a Cremona, Crema, Monza, Bergamo, Varese, Milano, Como etc.
A quel punto Fontana chiede le dimissioni del CdA di ARIA in una conferenza stampa.
Ma attenzione: dimissioni solo del CdA, non del responsabile tecnico. Responsabile tecnico e direttore generale che si chiama Lorenzo Gubian, manager vicino alla Lega, che all’improvviso sostituisce l’intero CdA divenendo amministratore unico di Aria.
Infine, per mettere a tacere ogni polemica, la Regione Lombardia torna sui suoi passi, abbandona il sistema di Aria e passa al portale gratuito di Poste dal 2 aprile.
Dopo circa 2 mesi di ritardi, in cui i morti continuano ad aumentare. Dopo aver speso 18 mln di €, soldi pubblici, pagati da quegli stessi cittadini che non riceveranno il vaccino fino al ritorno di Poste e all’arrivo di Figliuolo a gestire le vaccinazioni in Italia.
Ci teniamo a sottolinearlo: se oggi la Lombardia riesce a somministrare un elevato numero di vaccini, non è merito della giunta lombarda, che anzi ha solo contribuito a far perdere milioni di € e diverse settimane di tempo.

LEGGE REGIONALE 23/2015

MAGGIO/GIUGNO 2021: È una pura illusione l’idea che la strage provocata in Lombardia dalla dismissione dei servizi sanitari pubblici e dall’affidamento ai privati di prestazioni fondamentali possa avere insegnato qualcosa alla coppia Fontana-Moratti.
Infatti, il 26 maggio la giunta regionale lombarda ha approvato il piano per la sanità privata 2021, un vero regalo ai grandi gruppi del settore. Il finanziamento previsto, per ricoveri e visite ambulatoriali presso strutture private aumenta enormemente sino a 7,5 miliardi ed è la cifra più alta mai stanziata.
Nel 2019 il finanziamento fu di 2 miliardi.
Dei finanziamenti resi disponibili per i privati, circa 3 miliardi riguardano tra l’altro servizi socio-assistenziali sul territorio, vale a dire attività che dovrebbero per definizione essere pubbliche, ma che in Lombardia sono già preda dei privati.
Questa è la lettura che Fontana e Moratti propongono della “Case della comunità” previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza?

La lettura della bozza di riforma che l’assessore Moratti ha presentato fa nascere nuovi e profondi dubbi sulla bontà dell’idea e sulla ricaduta sul territorio sarà effettiva. Si ha l’impressione che regione Lombardia voglia annunciare ai quattro venti di voler cambiare tutto per non cambiare niente, ingannando per l’ennesima volta medici, infermieri, operatori in prima linea ma soprattutto le cittadine e i cittadini lombardi!

In questa bozza non esiste nessun accenno alla salute mentale (si stimano 150 mila nuovi casi di depressione dovuti alla sola disoccupazione da pandemia), alla necessità di aumentare ulteriormente le case della comunità (previste dal piano nazionale, che saranno una ogni 50 mila abitanti e invece dovrebbero essere ogni 25 mila), la questione delle liste d’attesa (ora una vera emergenza) ,l’assenza dell’obbligo di presentare i bilanci per le strutture private accreditate e SOPRATTUTTO la questione del rapporto pubblico/privato.
Dalla bozza si può facilmente prevedere che la crescita del privato, nel nome di una strumentale formula di libertà di scelta, prosegua anche con la Riforma che la vice presidente sta promulgando in perfetta continuità con il passato.

1 giugno alla presentazione di ieri delle linee guida di riforma della sanità lombarda, Letizia Moratti dichiara: “Al fine di creare delle sinergie tra il Sistema socio-sanitario lombardo e le attività produttive in un’ottica di ulteriore miglioramento della qualità del servizio socio sanitario, il testo di legge prevede l’attivazione di rapporti di collaborazione tra direzione generale Welfare e le aziende produttive sulle tre linee indicate: Welfare Aziendale, Ricerca Biomedica e Trasferimenti tecnologici”.
Dopo aver promosso la “Maroni” (legge 23), ecco il salto di qualità. Dal trasferimento delle risorse pubbliche, 50% della spesa sulla sanità ai privati, la Regione si fà propulsore di realizzazione strategiche del privato e mercato della salute. Non c’è solo questo, ma quello che c’è, da subito è la riconferma della legge 23, poi la cartina fumogena e per il resto se ne parlerà.


Questo è un processo popolare e la sentenza arriva dal basso in nome della giustizia sociale:

VISTE
le innumerevoli responsabilità politiche accumulate nel corso degli scorsi anni e rese evidenti dal diffondersi della sindemia da covid-19, comprendenti (elenco non esaustivo):
– incapacità di concepire e perseguire una società fondata sul benessere, sulla solidarietà, sul mutuo aiuto e sul rispetto della vita di ogni terrestre;
– volontà di promuovere e inchinarsi ad un sistema capitalista fondato sulla competizione, sull’interesse privato, sull’avidità, sulla discriminazione e sul disprezzo per il bene altrui;
– incapacità di tutelare la salute delle persone e dell’ambiente, incentivando un sistema produttivo fondato sull’estrattivismo antropocentrico e sull’accumulo di sostanze tossiche e nocive per la vita terrestre;
– volontà politica di sorvegliare, punire, reprimere chiunque non si adegui ai vostri comandamenti: produci, consuma, crepa;
– volontà esplicita e consapevole di perseguire un sistema sanitario fondato sulla ricerca del profitto e non sulla tutela della salute delle persone;
– volontà politica di non garantire diritti fondamentali come quello all’abitare ma di perseguire la repressione come mezzo per nascondere le vostre colpe;
– volontà politica di edificare una società basata sulle discriminaizoni di genere, di classe, di razza;

VISTE
le innumerevoli responsabilità politiche accumulate nel corso dell’attuale sindemia da covid-19, comprendenti (elenco non esaustivo):
– scelte politiche consapevoli volte a mettere in pericolo l’integrità del diritto inalienabile ad avere una sanità pubblica, territoriale, laica e gratuita per tutt_;
– volontà esplicita di prendere accordi con esponenti di grandi aziende e loro organi rappresentativi (Confindustria) volti non a tutelare il benessere dei cittadini bensì il guadagno dei suddetti soggetti privati;
– chiara volontà di favorire la sanità privata a discapito di quella pubblica;
-sfruttamento del personale sanitario e sua strumentalizzazione durante i periodi più acuti delle curve dei contagi;
– compimento di azioni volte di fatto ad aver creato una pandemia colposa con migliaia di morti;

NOI
vi consegniamo questo
VERBALE DI VIOLAZIONE E ALLONTANAMENTO

Che con effetto immediato prescrive per volontà popolare la decadenza di ogni vostro mandato amministrativo agente sul territorio regionale e comunale.