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Un’altra volta, un’altra onda.

Mentre vi scriviamo la nebbia si rialza sulla pianura padana, non la canonica scighera ma la densa foschia dell’ effetto di legge.

Mentre vi scriviamo la nebbia si rialza sulla pianura padana, non la canonica scighera ma la densa foschia dell’ effetto di legge.
La richiesta di coprifuoco inoltrata a Roma dai vertici di regione Lombardia diventa realtà. Una nebbia così non si vedeva da decenni e di fatto la circolazione in tutte le lande della nostra bella e soffocante pianura sarà impossibile tra le 23 e le 5, una nebbia con il telecomando.
Fontana cerca di correre ai ripari, cioè di fuggire alle proprie inadempienze e incapacità, impedendo agli scellerati giovinastri di bere l’alcolico infettivo per definizione, sperando di deprimere la curva dei contagi che testardamente continua a salire.

Domandarsi dove sia finito “l’efficiente” servizio sanitario lombardo, “all’avanguardia” ed “efficace”, capace di rivaleggiare con gli omologhi nord-europei, è il nuovo tema della ampiamente prevista, seconda ondata. Oramai lo sappiamo, la favola prima ha scricchiolato poi ha ceduto di schianto. Il progetto della nuova sanità lombarda e del privato convenzionato ha dimostrato tutto il proprio fallimento sulla pelle dei cittadini e delle cittadine. E’ crollata la vetrata che nascondeva trent’anni di tagli, ospedali efficienti perché non avevano altri posti in terapia intensiva se non quelli necessari, smantellamento della medicina territoriale, riduzione degli organici e dei budget degli ospedali pubblici, a favore dei privati.

Inspiegabilmente, dopo l’estate è arrivato l’autunno. E’ evidente che la sorpresa coglie chi ci governa. Con ancora più stupore si scopre che con il riprendere di tutte le attività lavorative, di cui una buona parte non si è mai fermata, con i mezzi pieni la mattina e la sera, la produzione che non si può fermare, la curva che tutti gli infettivologi avevano previsto in risalita sta in effetti risalendo. Il sindaco Sala ci ha messo del suo, iniziando a borbottare che lo smart working toglieva clienti al settore della ristorazione, pretendendo che i lavoratori e le lavoratrici svolgano le proprie mansioni in presenza. Ma si è subito rimesso a tacere, nascondendosi nella folla e lasciando tutta la patata bollente al presidente della Regione.

Torniamo così ai protagonisti principali del disastro lombardo, i governatori del popolo padano, loro che di certo hanno imparato la lezione della fase 1: adottando misure preventive per evitare il sovraccarico delle strutture ospedaliere, finanziando i presidi medici di prossimità, la gratuità e l’accessibilità ai tamponi come necessaria prevenzione mappatura del virus, avranno sicuramente contribuito a rafforzare le difese contro questa seconda ondata… No, niente di tutto ciò è stato fatto!
Noi e i milioni di persone coinvolte in questa drammatica gestione regionale ci domandiamo cosa abbia fatto chi governa la Lombardia. Alcune risposte le abbiamo e sono a dir poco stupefacenti. Dopo sole dieci gare indette tra ritardi, ritiri, cancellazioni e bandi andati a vuoto con conseguenti aumenti del prezzo, la regione riesce a portarsi a casa un numero appena sufficiente di vaccini per l’influenza stagionale, spendendo fino a 14 euro a dose, mentre i soci leghisti del Veneto pagano in media poco più di 5 euro. Sempre che non siano inutilizzabili perché non hanno le certificazioni necessarie. Amen.

Altre risposte potremmo cercarle da un certo Nino Caianello. Oppure potremmo cercare a Lonate Pozzolo, presso la famiglia ‘ndranghetista dei De Novara, dei Murano, chiedendo a Peppino Falvo dei Cristiano Popolari, soprattutto per capire cosa c’entri con tutto questo il caro Attilio Fontana. Chiunque abbia seguito le ultime cronache [trasmissione di Report del 19/10] avrà di certo più chiaro il ruolo di questi personaggi.
A tutti e tutte consigliamo di andare a recuperare la trasmissione per approfondire il tema. A noi basta citare le conclusioni: Attilio Fontana è la marionetta, “il front office”, “l’esecutore degli accordi” cioè della linea politica di Caianiello costruita e mantenuta con una fitta rete di contatti ed amicizie che a mezzo tangente permette di arrivare ovunque. Il comune di Lonate Pozzolo, all’ombra dell’aeroporto di Malpensa, è l’esempio di come questo sistema si incontri con la criminalità organizzata e spartisca il proprio spazio con le famiglie ‘ndranghetiste dei De Novara, dei Murano. La genuinità e la spontaneità con cui lo stesso Caianello narra a Report la natura del sistema, racconta di un sistema accettato e sostenuto, una mentalità radicata in partiti politici e istituzioni.
Queste alcune delle risposte che ci siamo dati/e, che di certo non corrispondono ad un governo etico e funzionale.

Il governo della regione piuttosto predispone il coprifuoco, la nuova dichiarazione di guerra alla solitudine dei coraggiosi eroi della notte alcolica. La regione identifica l’individuo come unico responsabile dei contagi, quindi la migliore arma in assoluto diventa il rispolverare pratiche di guerra per reprimere i comportamenti individuali. Giustamente si pensa di sconfiggere il virus sopprimendo ogni brandello di libertà invece che supportare il sistema sanitario e rivedere la governance della società in maniera etica e solidale.
Qual è il senso di impedire la circolazione dalle 23 alle 6 del mattino? L’esercizio del potere è la risposta. Questa affermazione non è nemmeno celata dal governatore Fontana che in un intervento dice: “Questo provvedimento è anche simbolico, dobbiamo dare un duro colpo alla movida selvaggia, dato che non riusciamo a controllare la popolazione”. Quindi polizia, esercito e tutte le altre forze dell’ordine come risposta alle vitali esigenze per contrastare la seconda ondata di contagi.

Tutto ciò è pericoloso, grottesco e inaccettabile.
Non dovremmo andare a lavorare.
Non dovremmo scegliere tra un salario da fame e la nostra salute, la salute dei nostri cari.
Dovrebbero garantire la possibilità di chiuderci serenamente nei nostri luoghi per combattere davvero la pandemia senza il ricatto dell’occupazione.
I luoghi della socialità, dell’istruzione e della cultura non dovrebbero essere visti come sussidiari, dovrebbero valere come vitale linfa per le nostre vite. La solitudine diventa imperante in questo stato d’emergenza dove le restrizioni riguardano solo ciò che di libero desideriamo svolgere, senza coinvolgere mai le attività produttive.
I responsabili di tutto questo sono ancora li, seduti sulle comode poltrone, pesanti come macigni sulle nostre spalle.
Uno sberleffo per le vite che non ci sono più, una condizione inaccettabile che non abbiamo più intenzione di sopportare.
#cacciamoli
#dimissioni
#vogliamogiustizia

Azione sotto la regione: comincia il festival curaMI

photo by @chayadurpan

“Cacciamoli!”
Il flash mob delle Brigate volontarie per l’emergenza punta il dito contro il governo della Regione Lombardia e apre CURAmi, il Festival delle comunità e del mutuo aiuto.
#brigatevolontarieperlemergenz
a

Milano, venerdì 18 settembre 2020.

Si è aperta con un flash mob davanti alla Regione Lombardia la tre giorni di dibattiti, confronti e socialità organizzata dalle Brigate volontarie per l’emergenza.
“CURAmi – Festival delle comunità e del mutuo aiuto” è il titolo dell’iniziativa dei centri sociali che nei mesi scorsi si sono organizzati per rispondere alla crisi pandemica a partire da un’idea concreta di “cura, solidarietà e comunità”.
Queste infatti sono le parole chiave dei dibattiti che si svolgeranno ‪dal 18 al 20 settembre‬ presso il giardino comunitario Lea Garofalo di ‪Viale Montello 3, Piazzale Baiamonti‬.
Qui il programma http://www.zam-milano.it/curami-festival-delle-comunita-e-del-mutuo-aiuto/.

Con il flash mob, le Brigate hanno puntato il dito contro la cattiva gestione dell’emergenza e gli effetti devastanti delle scelte politiche in ambito sanitario degli ultimi 25 anni, oltre a chiedere giustizia per le oltre 16mila persone decedute, per i loro familiari abbandonati dalle istituzioni ormai da 6 mesi, per i lavoratori e le lavoratrici della sanità, glorificati durante il lockdown ma nuovamente abbandonati dopo la fine della fase più acuta dell’emergenza, per le dichiarazioni di de responsabilità e di giustificazione da parte di Fontana e Gallera.

Da oggi fino a domenica, il Festival è un’occasione non solo di formazione, ma anche di presa di parola sul “modello Milano” e di proposte alternative, a partire dall’analisi delle disuguaglianze che la crisi pandemica ha acuito. Si parlerà quindi di salute pubblica e sanità ma anche di mutualismo, di diritto alla città e di autodifesa civile.


Di seguito il testo dell’intervento che ha accompagnato l’azione:

La pandemia ha fatto crollare definitivamente il castello di carte dell’eccellenza sanitaria lombarda.

Gli oltre 16 mila decessi nella sola Lombardia dimostrano chiaramente la criminale e inadeguata gestione dell’emergenza e gli effetti devastanti delle scelte politiche in ambito sanitario degli ultimi 30 anni da parte di CL e Lega.

Queste scelte hanno portato a continui tagli nella sanità pubblica a favore degli ospedali privati, all’aziendalizzazione delle strutture ospedaliere, allo smantellamento della sanità territoriale, all’annullamento del ruolo dei medici di base, all’erogazione di servizi da parte di aziende private e pubbliche in concorrenza tra loro, alla continua sovvenzione dei privati con i soldi pubblici, al taglio di forniture ospedaliere necessarie che ha provocato l’abbandono in prima linea degli operatori e delle operatrici sanitarie senza adeguati dispositivi di protezione. Mentre la medicina specialistica si moltiplica, concentrandosi sulle prestazioni più remunerative, la medicina territoriale viene sempre più trascurata e durante lo scoppio dell’emergenza covid 19 tutte queste criticità sono esplose sulla pelle delle persone.In lombardia hanno lasciato sulle spalle degli ospedali pubblici il peso dell’emergenza, portando al collasso i reparti di terapia intensiva già dimezzati negli scorsi anni.

Come ha sottolineato la Federazione Regionale degli Ordini dei medici della Lombardia nella famosa lettera del 6 aprile rivolta a Gallera e Fontana a cui loro hanno risposto dicendo che non era il momento delle polemiche: c’è stata una totale assenza delle attività di igiene pubblica, elemento fondamentale per la tutela e la profilassi delle malattie infettive durante una pandemia.

Il presidente dell’ordine dei medici di Bergamo ha addirittura dichiarato che tutto quello che si poteva sbagliare è stato sbagliato.

Gli errori di chi governa questa regione sono innumerevoli e irreversibili.

Siamo qui oggi perchè vogliamo giustizia e perchè vogliamo cacciarli!

Vogliamo Giustizia per oltre 16mila persone decedute e per i loro familiari abbandonati dalle istituzioni ormai da 6 mesi.

Vogliamo giustizia per i lavoratori e le lavoratrici della sanità, glorificati durante il lockdown ma nuovamente abbandonati dopo la fine della fase più acuta dell’emergenza.

Vogliamo giustizia perchè ogni dichiarazione di de responsabilità e di giustificazione da parte di Fontana e Gallera sono indegne. Dichiarare di dormire sogni tranquilli mentre le persone morivano a centinaia ogni giorno e chiederci di ringraziare gli ospedali privati per aver ospitato pazienti ordinari sono parole indegne.

Vogliamo giustizia perchè chi sbaglia deve pagare.

Sulla storia delle vasche del Seveso

Mentre è in corso lo sgombero del campeggio NO VASCHE, facciamo un breve riepilogo

Il nostro caro sindaco Sala, tra i sindaci più ambientalisti d’Italia (noto infatti per i progetti di cementificazione a San Siro, al parchetto di Baiamonti, al parco Bassini in città studi, la bosco della Goccia in Bovisa, etc etc ma ancor prima noto come commissario unico di Expo2015, uno degli esempi più catastrofici di consumo di suolo in Italia), ha deciso a quanto pare di forzare la mano e “risolvere” (casualmente in tempo per la nuova campagna elettorale) la controversia che da decine di anni si svolge intorno al problema delle esondazioni del Seveso.

Il fiume Seveso è indubbiamente uno dei più inquinati di Italia, più che per gli scarichi industriali, per gli scarichi civili: percorre infatti un’area fortemente antropizzata (la Brianza) e finisce nella Martesana. È un fiume altamente cementificato, tombinato, con la sezione più a valle in alveo artificiale.
Questo contribuisce a rendere le sue piene un problema, perché basta un po’ di pioggia in più che subito il fiume esonda e nel quartiere Niguarda, a nord di Milano, si usa il salvagente per andare in cantina (e grazie ai cambiamenti climatici, gli eventi meteorici estremi come le “bombe d’acqua” saranno sempre più frequenti).

Per risolvere il problema delle piene del fiume, che in realtà sarebbe più corretto chiamare il problema della cementificazione di suolo e aree permeabili, ci sono molti modi.
Fin dagli anni 60, in pieno boom economico, si è deciso di seguire il metodo dell ulteriore cementificazione: viene costruito il canale scolmatore di nord ovest, il cui scopo è intercettare il corso del Seveso e derivare fino a 30 m3/s in caso di piena (la portata media del Seveso è di circa 2 m3/s, da cui si può intuire quanto forti siano le piene, a causa della infinità di piccoli ruscelli e torrenti che vengono intercettati dal fiume). La portata dello scolmatore è ad oggi totalmente insufficiente, perché negli ultimi 50 anni il territorio è stato ulteriormente cementificato (e rendere il suolo impermeabile vuol dire aumentare il ruscellamento in caso di pioggia, quindi la portata del Seveso).
Da anni si discute di come risolvere il problema delle piene. Ci sono moltissime alternative, ci limitiamo a presentarne due che si trovano tra loro agli antipodi dal punto di vista ambientale:
costruire delle vasche di laminazione: si tratta di piscine artificiali, quindi ulteriore copertura del suolo, atte ad accogliere l’acqua in eccesso del fiume. Entrano in azione quando il fiume tracima, e si svuotano poco alla volta quando il livello del fiume si abbassa; hanno un costo ambientale elevato (ulteriore impermeabilizzazione del suolo) e devono essere soggette a continua manutenzione perché il fiume trasporta non solo acqua ma anche fango e residui solidi, che si accumulano nelle vasche riempendole e rendendole perciò inutili su medio-lungo periodo (dipende dal trasporto solido del fiume e dalle dimensioni delle vasche stesse). Un problema ulteriore è il dimensionamento dell’opera: se si fanno vasche troppo piccole, non riusciranno a intercettare sufficiente portata e dunque saranno inutili. Ma il dimensionamento va fatto tenendo conto dello scenario futuro di urbanizzazione, per evitare quanto già accaduto con lo scolmatore…ma nessuno conosce con esattezza il futuro. 
interventi di permeabilizzazione a monte: l’alternativa “opposta” (ma si può anche pensare ad un mix delle due azioni) è quella di piantare alberi a monte, in Brianza. In questo modo, l’acqua dei ruscelli e delle piogge viene intercettata e trattenuta (intercettazione fogliare, assorbimento dal terreno etc) dalle piante, e la portata che arriva a valle è molto minore. Ciò permette di ridurre la quantità d’acqua che eventualmente esonda, riducendo il numero e l’entità delle piene. Il costo potrebbe essere comparabile con quello delle vasche, ma il problema principale è: dove pianto questo bosco? I danni da esondazione, infatti, sono tutti concentrati nei comuni a valle (Milano) mentre il bosco va piantimato a monte (Monza e Brianza) affinchè possa intercettare adeguatamente l’acqua: bisognerebbe aprire una negoziazione tra i comuni interessati e trovare un accordo (ad esempio il comune di Milano potrebbe comprare i terreni al comune di Monza e pagare la gestione del bosco).

Bisognerebbe, come insegnano le procedure più evolute nel campo della gestione dei sistemi idrici, coinvolgere tutti i porttori di interesse: non solo quindi le amministrazioni comunali, ma anche le associazioni ambientaliste, gli abitanti del territorio, bisognerebbe tener conto della fauna e della flora, del parco Nord, delle genrazioni future…solo in questo modo, tramite una procedura partecipata e integrata, si può poi parlare di “sostenibilità”. In ongi altro caso, si può solo parlare di greenwashing. Ed il comune di Milano negli ultimi anni, è diventato maiestro di greenwashing (facciamo qualche pista ciclabile e intanto consumiamo suolo e abbattiamo parchi interi) e greenmarketing (ve le ricordate le borracce del comune?).

In ogni caso, ad oggi, la decisione è quella di proseguire sulla strada della cementificazione. 

In pieno agosto, come al solito la vigliaccheria dei nostri amministratori spinge a prendere tutte le decisioni meno popolari quando la città si svuota, si è messo in moto il processo di abbattimento di circa 4 ettari del parco nord di Milano, per far posto ad una delle vasche (molto piccola: 250000 m3 contro i più di 4mln m3 previsti come necessari).
Il comune di Milano racconta la solita barzelletta che tanto poi pianteranno più alberi, che il parco nord avrà a dispozione tre volte la grandezza del suolo sottratto etc etc… La solita equazione falsa per cui un albero di 30 anni = alberelli di 2 anni che non durano un’estate perché nessuno li annaffia.

In questo momento (16/9/2020) è in atto lo sgombero del campeggio che si era creato sulla zona dove il cantiere per le vasche avrebbe dovuto allargarsi.


Condividiamo periò la chiamata del comitato NO VASCHE BRESSO:

Parchetto di Via Papa Giovanni XXIII, 49 (Bresso). Attiviste e attivisti si oppongono all’estensione del cantiere del Parco Nord per la costruzione della vasca di laminazione, in difesa del verde e per chiedere lo stop dei lavori.
Invitiamo solidali a venire a supportare la resistenza all’interno del cantiere.

https://www.facebook.com/groups/BressoNOVasca



greenwashing by comune di milano


CURAmi – Festival delle comunità e del mutuo aiuto

Costruiamo unità, resistenza, azione

https://www.facebook.com/events/s/curami-festival-delle-comunita/610892949594209/?ti=icl


Dal 18 al 20 settembre presso il giardino comunitario Lea Garofalo di Viale Montello 3, Piazzale Baiamonti.    

Ingresso gratuito, con mascherina.
Distanziamento fisico, non sociale        

Le Brigate Volontarie per l’Emergenza sono liete di invitarvi a tre giorni di dibattiti, confronti e socialità nell’intento di tracciare una prospettiva di azione che prenda spunto dall’esperienza dei mesi passati e dai nostri capisaldi:
cura, solidarietà e comunità.        
Dibattiti, mostre, teatro, confronti, proiezioni & ristoro.


Programma in aggiornamento:

🔴Venerdì 18 settembre

H18:30 SANITÀ & SALUTE PUBBLICA
H21:00 Spettacolo teatrale a cura della Brigata Brighella

SANITÀ & SALUTE PUBBLICA
L’arrivo della pandemia in Lombardia ha mostrato evidentemente e tragicamente le conseguenze di decenni di privatizzazioni e tagli alla sanità pubblica, riduzione del personale ed indebolimento dei servizi sanitari pubblici. Gli oltre 16mila decessi nella nostra regione sono la triste dimostrazione di una scellerata gestione della sanità, frutto di scelte politiche operate negli ultimi trent’anni che hanno fortemente modificato l’impianto originario del Servizio Sanitario Nazionale portando alla progressiva aziendalizzazione dei servizi; alla riduzione del numero di presidi di prevenzione sul territorio; al totale annullamento del ruolo dei medici di base; alla tariffazione delle prestazioni sanitarie in regime di libera concorrenza, che ha aperto la porta all’intervento dei privati.

La logica del profitto a tutti i costi è stata utilizzata anche nella gestione lombarda della pandemia, portando allo sperpero di numerose e cospicue donazioni per un totale di più di 21 milioni di euro per l’erezione di una struttura per la terapia intensiva in Fiera, completamente disaggregata da una realtà ospedaliera e quindi inadatta al ricovero e all’assistenza dei malati, mentre sul territorio venivano negati assistenza e tamponi ai malati senza sintomi gravi e negli ospedali mediche, medici, infermiere e infermieri sono stati costretti a lavorare senza presidi medicali adeguati, causando un eccidio anche tra le fila del personale sanitario.

Dopo il Covid la salute è diventata una merce ancora più redditizia per il settore sanitario privato e privato-convenzionato che sfrutta le inefficienze del pubblico, specula sul comprensibile e reale timore di ammalarsi e sul notevole disorientamento dei cittadini, come dimostra, tra le altre cose, la delibera regionale del 5 agosto che aumenta i fondi alla sanità privata convenzionata.
Insieme cercheremo di pensare ad un’alternativa al modello Lombardia che NON capitalizzi e sfrutti la salute del cittadino per fare profitto, ma che risponda a un diritto inalienabile che deve essere garantito a tutte e a tutti, a prescindere dal genere, dalla condizione socioeconomica e dalla provenienza geografica.
Un modello pubblico, territoriale, laico e gratuito che metta al centro la prevenzione e la cura delle persone.

Parteciperanno:
– Rossella Miccio, presidente di Emergency;
– Gli autori e le autrici del Dossier di Brescia “Non sta andando tutto bene”;
– Super Bergamo, supporto unitario popolare e resiliente;
– Camilo Villagran, studente di medicina;
– Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano;
– Collettivo Ambrosia;
– Daniela Fantini, ginecologa specializzata nell’assistenza in casi di violenza domestica e garanzia dei diritti delle donne;
– Ilaria Fermani, soccorritrice;
– Brigata Basaglia : brigata di ascolto psicologico attiva nel periodo del lockdown.

🔴 Sabato 19 settembre

Dopo i presidi delle 15 in Piazza Cairoli e delle 17 Arco della Pace (IN PIAZZA IN DIFESA DEGLI SPAZI LIBERATI https://www.facebook.com/events/726686068177143)

H19:00 MUTUALISMO
H21:00 Concertino jazz

MUTUALISMO, SOLIDARIETÀ PROLETARIA, LEGHE DI RESISTENZA E AUTODIFESA CIVILE. CENNI STORICI, ELEMENTI DI ATTUALITÀ E PROSPETTIVE DI UNA DELLE PIÙ EFFICACI ARMI NELLE MANI DEI MOVIMENTI RIVOLUZIONARI DI TUTTE LE EPOCHE E LATITUDINI.

Ripercorriamo insieme il filo rosso del mutualismo proletario analizzando il bagaglio di esperienze organizzate del movimento operaio a partire da fine ‘800: dalle leghe bracciantili di resistenza, passando per le società operaie di mutuo soccorso, le camere del lavoro, gli uffici di collocamento autogestiti per arrivare alle cooperative di quartiere della Catalunya repubblicana, alle cooperative della rivoluzione confederale in Syria del nord fino alle esperienze contemporanee in cui le Brigate Volontarie per l’Emergenza e tante altre esperienze mettono sul piatto un nuovo paradigma di militanza e di azione diretta nel solco del mutualismo, della cura, della costruzione di comunità solidali e solide.

Parteciperanno per individuare un focus di azione i compagni e le compagne di Senigallia, Roma, Napoli, Brescia, Como e altre città che stanno lavorando alla costruzione di una federazione delle brigate e dei gruppi di mutuo appoggio.

🔴Domenica 20 settembre

H15:00 DIRITTO ALLA CITTÀ
H17:30 ASSEMBLEA PLENARIA “PROSPETTIVE”
H21:00 PROIEZIONE DEL DOCUMENTARIO “LA CITTà DELLA CURA”

Di chi è la città? – Diritto e Accessibilità
Milano è una città piena di contraddizioni: da una parte vive da anni un’accelerazione, una costante tensione a diventare una metropoli competitiva a livello europeo, dall’altra si porta dietro problematiche alle quali non riesce a dare soluzioni come il diritto alla casa, la mancanza di un piano regolatore che definisca le leggi del mercato immobiliare, l’accessibilità ai servizi e agli spazi di cultura, il proliferare di processi di gentrificazione che cambiano la fisionomia dei quartieri senza però innalzare la qualità della vita a tutte e tutti.
La pandemia non ha fatto altro che accentuare queste contraddizioni e acuire ancora di più il divario di classe che contraddistingue la città. Le zone grigie sono sempre maggiori e l’amministrazione pare non essere in grado di trovare soluzioni innovative.

Le Brigate Volontarie, gli spazi sociali e chi si è sempre preso cura della città, hanno avuto un ruolo centrale in questi mesi dimostrando che c’è un’altra idea di città, di solidarietà e di cura della collettività. Nonostante questo, l’amministrazione comunale fatica a riconoscere come bene comune questi spazi che fanno della solidarietà e della condivisione il loro primo valore, mettendoli a rischio aggrappandosi alla scusa dell’illegalità nella quale molti di questi luoghi costruiscono al passo dei tempi.

Cosa significa rivendicare il diritto alla città oggigiorno?
Quali sono i nuovi modelli di accessibilità dei servizi e di diritto alla libertà degli abitanti basati contro le logiche di profitto?
Cosa significa abitare la città in maniera diversa, inclusiva e innovativa? Partendo dalle esperienze di autogestione dal basso, proviamo a costruire un modello propositivo di critica all’urbanistica e all’architettura piegata alle volontà dei padroni della città.
Il dibattito cercherà di superare le logiche di legalità e illegalità partendo dagli spunti teorici sino ad analizzare le esperienze di pratiche sul territorio.

Con la partecipazione di:
– Andrea Staid, antropologo e autore di numerosi testi di analisi sull’abitare e in particolare di “Abitare illegale. Etnografia del vivere ai margini in Occidente”. Introduce il concetto di welfare autogestito.
– Franco La Cecla, architetto e antropologo, autore tra gli altri di due testi critici “Contro l’urbanistica. La cultura delle città”
– Isacco Sullam, avvocato esperto di svendita del patrimonio immobiliare pubblico.
– Collettivo OffTopic, laboratorio di dibattito e progettazione che indaga nelle crepe del tessuto politico, fisico e sociale della “metropoli” Milano.
– Contribuiscono al dibattito gli spazi sociali: rimake, torchiera, lambretta, casa delle donne.


‼️ ATTENZIONE ‼️
Durante le giornate del festival lo spazio sarà allestito per accogliere tutte e tutti.

L’ingresso è gratuito e previa la misurazione della temperatura. Dove non si riesce a garantire il distanziamento fisico è obbligatorio l’uso della mascherina.

Mostra fotografica a cura della Brigata Gerda Taro. Sarà garantito punto RISTORO e BAR. Banchetti informativi, libri di Anarres libreria bistrot e Libreria Calusca.

Consigliamo di portare il proprio telo per potersi accomodare sul prato.

SU FONTANA E LE RESPONSABILITA’ POLITICHE LOMBARDE

Negli scorsi giorni la bufera giudiziaria, partita dal caso dei camici DAMA e giunta ad interrogativi riguardo al conto da 5 milioni di euro alle Bahamas, ha travolto il presidente della regione Lombardia Fontana, già barcollante tra le indagini sulle RSA, sulla DIASORIN, sulle zone rosse non dichiarate nella bergamasca etc
(http://amp.ilsole24ore.com/pagina/ADQ72Mg).


Il leghista annaspa, ed oggi ha dichiarato al consiglio regionale”pensate cosa sarebbe accaduto se non ci fossero state le regioni ad affrontare l’emergenza sanitaria!”
(https://www.affaritaliani.it/milano/inchiesta-camici-il-testo-integrale-del-discorso-di-fontana-in-regione-686889.html)

Non possiamo sapere cosa sarebbe successo, ma sicuramente sappiamo cosa è accaduto a causa dell’operato della sua giunta.
E non c’è proprio nulla di cui ringraziare:la lombardia rimane una delle regioni con più morti nel mondo intero, toccando a cifra dei 17 000 morti.Riproponiamo il testo del processo popolare che è andato in scena il 20 giugno scorso sotto al palazzo della regione, dove ripercorriamo tutto ciò che è successo nei mesi di lockdown…


Il sistema Lombardia è in realtà il tipico sistema capitalista per cui il guadagno viene prima anche della salute delle persone, e ci teniamo a sottolineare che questo atteggiamento affaristico è tipico non solo della giunta regionale leghista ma anche di sindaci pd come il manager Sala.

Le responsabilità politiche e morali (e probabilmente giudiziarie) sono pesanti.

👉http://www.zam-milano.it/le-date-di-una-strage/👈

il presidente in difficoltà
il sindaco manager per la città azienda